VAL DI SCALVE – VALCAMONICA – “I nostri allevatori in Valcamonica percepiscono 52 centesimi al litro, ma in montagna per produrre il latte ci vogliono 15-20 centesimi in più. In Val di Scalve percepiscono 69 centesimi”

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“Il nuovo spazio di Agricoltura Etica è indispensabile, l’alternativa è far morire di fame l’agricoltura locale”, Mario Bezzi snocciola numeri e spiega quello che sta succedendo con l’agricoltura in Valcamonica: “L’esempio è la val di Scalve, la Latteria della Val di Scalve, che ritira il latte dagli allevatori e produce prodotti che richiamano clienti da tutte le parti. Se uno dei nostri allevatori porta il latte alla Cissva percepisce 52 centesimi al litro, la Val di Scalve ne paga 69, la differenza è tutta qui, perché i costi sono uguali per tutti. In montagna produrre un litro di latte cosa dai 15 ai 20 centesimi in più al litro rispetto alla pianura quindi bisogna trovare il sistema per dare quei 15-20 centesimi in più agli allevatori, altrimenti non riescono a sopravvivere”. Bezzi continua: “In Valcamonica si producono 30 milioni di litri di latte, meno di 10 vanno alla CISSVA, dove prendono quando va bene la media regionale, addirittura nell’ultimo bilancio 4 centesimi in meno della media. E gli altri 20 milioni vanno a Brescia, e prendono 53 centesimi che è la media regionale”. Quindi? “Quindi o abbiamo uno strumento come c’è in Val di Scalve ma anche in Valtellina e in altre zone, dove grazie al valore aggiunto della trasformazione vengono garantiti quei 15-20 centesimi agli agricoltori o non si va da nessuna parte. La Val di Scalve paga 69 centesimi, la Valtellina e il Trentino addirittura sono sopra i 70 centesimi. Ma io qui non voglio parlare di Cissva ma sto facendo un panorama dell’agricoltura in generale. Qui in Valcamonica resta meno di un terzo del latte prodotto e il resto va a Brescia ed è pure malremunerato, quindi è chiaro che bisognava cambiare…

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