SOVERE – Teresa da 70 anni vende giornali La storia del paese è passata dalla sua edicola (e bar)

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Quel segno di croce che una seraha illuminato il volto di Anna

Spero che Dio mi faccia un ultimo regalo, che possa andare io al funerale di mia figlia Anna, non posso lasciarla sola”.

Quando avevo 16 anni si è ammalato mio padre, quando ne avevo 21 è morto, poi è arrivata Anna, mia figlia handicappata a cui voglio un bene dell’anima e che compirà 51 anni ad ottobre, poi è morto mio marito, poi l’altra mia figlia Angela ha avuto un infarto e ora mi sono ammalata io, però non mi lamento, in casa mia ridono quando dico che io al Padre Eterno ho chiesto solo una cosa, la pace in famiglia, me l’ha fatta pagare cara ma io la pace l’ho sempre avuta. E malgrado tutto tornerei indietro e rifarei tutto quello che ho fatto”.

Teresa è lì nella sua cucina con Anna, un pezzo del suo cuore, l’altro pezzo è di là e si chiama Angela, sono le sue due figlie. Teresa di cognome fa Rossi e in questi giorni la sua edicola compie 70 anni. Ma questa non è solo una storia di giornali e di commercio. E’ una storia di incastri d’amore, sofferenza, gioia e vita, soprattutto vita, perché la vita non è una somma di tempo o soldi, è un viaggio con il vento in faccia, quel vento che ogni tanto si fa schiaffo e ogni tanto carezza. Che abbiamo di che vivere con ciò che prendiamo, ma costruiamo una vita con ciò che doniamo. E Teresa è un dono continuo. Che non vuol dire un dono che sorride, che a volte s’incazza, sbraita o se la prende col mondo, ma per essere vivi bisogna anche essere arrabbiati. “Tutto è cominciato 70 anni fa, in paese c’era un fruttivendolo nostro parente che teneva anche un po’ di giornali, ma succedeva che i ragazzi prendevano la Gazzetta, andavano in piazza, la leggevano e poi la riportavano, e così si è stancato e ha deciso di non tenere più giornali. Mio papà Angelo che leggeva i giornali decise così di aprire l’edicola. All’inizio mia madre, Carmela, era un po’ titubante, però siamo partiti. Ricordo la prima mattina, è arrivato un pacco di giornali, Corriere, L’Eco, il Popolo, L’Unità, la Gazzetta. Non era come oggi che ci sono tablet e tg, il lunedì la Gazzetta vendeva tantissime copie e ricordo che mia mamma che era bassa nemmeno arrivava all’altezza della pila dei giornali. Comunque il primo giorno quando abbiamo visto tutti quei giornali ci siamo preoccupati, come avremmo fatto a venderli tutti?”.

E così Teresa, che aveva 11 anni, viene mandata in giro per il paese con un pacco del Corriere sul braccio: “Magari se mi vedevano lo avrebbero comprato. Ricordo che avevo un vestito color panna, vestito nuovo per Pasqua, e quando sono tornata, ho appoggiato i giornali e sulla manica del braccio c’era la scritta ‘Corriere della Sera’”…

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