#arawomanpower – PONTE NOSSA – Giulia che a 25 anni insegnava al Politecnico “In classe i miei coetanei. Ci vuole ‘cazzimma’. Ho capito che devo essere imprenditrice di me stessa”

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Sul numero di Araberara in edicola dal 1° marzo un inserto particolare, staccabile, che racconta Donne particolari. Qui la storia di Giulia.

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Luca Mariani

Secondo i dati dell’Istat, in Italia sono ancora poche le donne che scelgono di laurearsi e lavorare nell’ambito delle discipline tecnologiche e scientifiche. Tra queste poche ce ne è una che l’ha fatto e lo sta facendo con grande successo. È giovane ed è di Ponte Nossa. “Sono ricercatrice di tipo A, assunta a tempo determinato al Politecnico di Milano”. Racconta l’ingegnera Giulia Piantoni, mentre i suoi occhi grandi emanano soddisfazione e determinazione: “Fino a quest’anno ho insegnato agli ingegneri aerospaziali nella triennale. Adesso tengo il corso di Impianto industriale e organizzazione di impresa nella magistrale di Ingegneria energetica. Invece ai gestionali insegno Sistemi di controllo di gestione”.

Una vita al PoliMi quella di Giulia, iniziata nell’autunno del 2011. Dopo il diploma al liceo scientifico di Clusone, decide di iscriversi a Ingegneria gestionale nel capoluogo lombardo: “Volevo dimostrare che in un ambiente di tanti uomini riuscivo a essere la brava. Volevo mostrare a me stessa di riuscire ad essere brava, tra i più bravi. Non per una sfida con gli altri, ma con me stessa. Non me lo ha mai imposto l’ambiente, era un mio pallino e questo mi ha aiutata tantissimo”.

E la nossese classe 1992 ce la fa. A dicembre 2016 si laurea con il massimo dei voti all’Alta scuola Politecnica che le consente di ottenere la doppia laurea con il Politecnico di Torino. Tre mesi dopo è già in aula ad insegnare agli aspiranti ingeneri del PoliMi: “La prima volta ero molto emozionata e agitata. Avevo 25 anni e andavo a fare una lezione in inglese agli ingegneri energetici in magistrale, che praticamente avevano la mia età. C’era un centinaio di persone. Volevo far capire di essere sul pezzo, ma allo stesso tempo che ero una persona tranquilla a cui si potevano chiedere chiarimenti. Avevo un po’ di aspettative su di me, mi chiedevo se fossi stata all’altezza e in grado di rispondere a tutto. Per questo mi sono preparata tantissimo. Passavo i fine settimana a studiare, scrivere e ripetere. Però poi quando ho iniziato mi sono proprio sciolta e sono andata bene. Quando ho finito ero contenta. Ho capito subito che a me piaceva insegnare”.

A settembre di quello stesso 2017 l’ingenera Piantoni inizia il dottorato sempre nell’ateneo milanese. “Non è un percorso semplice e se vuoi completarlo devi tirar fuori la cazzimma”. Ricorda la giovane professoressa che da anni ha risciacquato i suoi panni nei vari fiumi d’Italia e d’Europa, così che nel suo parlare non ci sia la minima inflessione e cadenza tipica dell’alto Serio: “La mia fortuna in quegli anni è stata di avere sempre a fianco la famiglia e un gruppo di colleghi bellissimo, che mi ha aiutata tanto. In un ambiente non così bello probabilmente avrei mollato. Però ho avuto attorno persone che erano sulla stessa mia barca, che mi hanno aiutata a remare e non sono stati degli squaletti che hanno provato a farmi fuori. Questo ha reso tutto più semplice”.

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