LA STORIA – CENE “Da Cene a Kabul: la mia esperienza con Emergency in Afghanistan” Andrea Freda, infermiere di Cene, e quella guerra che “alimenta se stessa” “Mai visto ferite così orribili e lesioni così devastanti.

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Lì tutti siano armati, anche i parenti dei nostri pazienti che vengono a visitarli e che devono deporre le armi all’entrata dell’ospedale” Si lavora con la ‘colonna sonora’ delle esplosioni e degli spari pressoché costanti. Non è così semplice abituarsi ai vetri che ballano, alle esplosioni come sottofondo quotidiano del tuo lavoro…

Il ritorno in Italia, la famiglia e il futuro: “Adesso abbiamo due piccolini da crescere, ma tra 10 o 15 anni chissà…

Alla prima selezione di Emergency cui partecipò gli dissero: “Il tuo inglese è ancora scarso, devi studiarlo ancora un po’, poi magari ci rivediamo”. Detto fatto. Andrea Freda, classe ’78, nato ad Osio Sotto ma residente a Cene con la sua bella famigliola – la moglie Nadia, anch’essa infermiera, e due piccoli, Piero di 2 anni e Giorgio di 4 mesi – se ne torna a casa e si mette di buzzo buono, nel tempo libero dal lavoro, ad approfondire la sua conoscenza della lingua inglese. Siamo nel 2010, Andrea, laureatosi in Infermieristica nel 2002, dopo aver lavorato 4 anni nell’ospedale di Zingonia, svolge la sua professione presso quello di Bergamo ma coltiva il sogno di collaborare con Emergency nei posti più “caldi” del mondo. Ed è il 2011 quando, superata la selezione, parte per l’Afghanistan, destinazione l’ospedale che l’organizzazione umanitaria gestisce a Kabul, “città sporchissima, polverosissima, inquinatissima, trafficatissima, che ci permettevano di attraversare solo se in auto e scortati dalle nostre guardie”. Dopo sei mesi torna a casa e poi riparte, stavolta per la Sierra Leone: un altro mezzo anno di lavoro in ospedale, fortunatamente prima che scoppi l’epidemia terribile di Ebola; e da lì di nuovo in Afghanistan, nel Sud del Paese, a Lashkar-gah, dove funziona un altro Centro Chirurgico per vittime di guerra. Al ritorno, lo aspetta un anno di lavoro come collaboratore delle strutture di accoglienza ai profughi e di servizio ai senza-casa nei Poliambulatori e sugli Ambulatori mobili in Italia, servizio che svolge fino al 2015, quando decide di fermarsi un po’ e di metter su famiglia, lavorando, come fa attualmente, tra la Val del Riso, Ponte Nossa e Parre per “Itineris”, ente accreditato con Regione Lombardia, che eroga ai malati  l’assistenza domiciliare integrata per conto dell’ASL…

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