Alzano STORIA – CAROLINA E IL SUO AMORE TRONCATO COL PARTIGIANO “ROCCO”, fucilato con Paglia a Costa Volpino IL MARITO REMO RACCONTA LA SUA ODISSEA DOPO L’8 SETTEMBRE 1943

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Remo e Carolina. Il palazzo è in centro al paese. Un palazzo d’epoca, appartenuto nella seconda metà dell’ottocento al Vescovo Carlo Gritti Morlacchi (Vescovo di Bergamo dal 1831 al 1852). Loro abitano al piano di mezzo. Remo Suardi è quasi sempre lì, sulla sua sedia a guardare oltre, a sorridere a quell’infinito che è diventato un pezzo di storia che porterà sempre con sé.

Quella storia che è finita sui libri degli studenti, negli scaffali delle biblioteche, ma che lui ha vissuto in prima persona. E in ogni storia che resta sui libri c’è un pezzo d’amore che invece resta nel cuore.

Fidanzata del partigiano

Carolina prepara il caffè e comincia: “Remo non è stato il mio primo amore, prima di frequentarlo ero fidanzata con un suo coetaneo, classe 1921, Andrea Caslini, detto Rocco”. Perché Rocco? “Rocco era il suo nome di battaglia, Andrea infatti apparteneva alla 53ª Brigata Garibaldi, catturato insieme a Giorgio Paglia e ad altri 4 partigiani, lassù alla Malga Lunga il 17 novembre del 1944. Un rastrellamento fascista, in collaborazione con soldati tedeschi, aveva infatti provocato il ferimento di due partigiani e, finite le munizioni, il tenente Giorgio Paglia, che comandava quella piccola divisione della resistenza partigiana, accettò la resa a condizione che i feriti venissero curati, ma il patto non venne rispettato, e a resa avvenuta, i feriti furono uccisi a colpi di pugnale, e il rimanente della squadra, tra cui anche Rocco, il mio fidanzato, venne deportato a Costa Volpino. E fu dopo un processo sommario, che vennero tutti condannati a morte, fatta eccezione per Giorgio Paglia, graziato perché figlio di Guido, un eroe pluridecorato della guerra d’Etiopia nel 1934. Leggendaria fu la reazione del Tenente Giorgio, che dopo essersi visto respingere per l’ultima volta la richiesta di liberazione dei suoi compagni, rifiutò orgogliosamente la grazia, gridando… ‘O tutti o nessuno!’. E chiese e ottenne di essere fucilato per primo, quel triste giorno che la storia ricorderà per sempre, il 21 novembre 1944”.

Carolina per qualche attimo si interrompe, poi rivolge lo sguardo a Remo, e con un flebile sorriso, quasi come a scusarsi con lui, continua: “Spero che il mio Remo non si offenda, ma vi voglio raccontare ciò che mi scrisse il giorno prima di essere giustiziato Andrea, Rocco, insomma”.  (…)

SU ARABERARA IN EDICOLA PAG. 6

 

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