PONTE NOSSA – Abdelhilah e il suo Marocco distrutto dal terremoto: “Vivo a Ponte Nossa dal 2004, giocavo a calcio, ma ero troppo…cattivo, ora faccio l’arbitro e pulisco i pullman alla stazione di Clusone”

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Luca Mariani

«Quello che si vede alla televisione non è il vero Marocco. Ci sono tanti piccoli villaggi che sono ancora isolati. Dove la gente è morta. Quelli sono i veri marocchini.» Abdelhilah Badli ha gli occhi lucidi e la voce strozzata. Quattro giorni prima il suo Marocco è stato sconvolto da una violenta scossa di terremoto di magnitudo 6,8 che ha devastato la catena montuosa dell’Atlante fino a colpire la città di Marrakesh.

«Ci sono più di una decina di paesini dove non c’è acqua, non c’è corrente e non c’è nulla.» Continua Abdel che da diciannove anni vive a Ponte Nossa. «Adesso tutte le strade che portano a quei villaggi sono chiuse. Già prima le persone di quei paesini erano costrette a spostarsi con gli asini per andare a prendere il cibo. Lì non si riesce ad arrivare in macchina per vedere quanta gente è morta veramente. A raccontare questa storia mi vengono i brividi.»

Il viso tondo di Abdel è crucciato da una ruga di dolore sfumata di rabbia: «In questi anni le grandi città si sono sviluppate, ma hanno lasciato quei villaggi isolati in montagna, con il caldo del giorno e il freddo della notte, senza niente da mangiare. Queste persone si sono costruite le loro case da soli, con le loro mani. Lì hanno preso una bella botta anche perché le abitazioni sono fatte con la terra e ogni scossa rischia di fare cadere tutto. Quello che si fa vedere a tutto il mondo non è il vero Marocco. Nelle città sono arrivate le persone con i soldi e hanno costruito strade, palazzi e supermercati per far vedere una bella faccia del nostro paese.»

La triste irritazione del quarantaseienne originario di Casablanca cresce mentre parla dell’inefficienza dei soccorsi, della scarsità dell’assistenza da parte della comunità internazionale e della mancata corsa al sostegno da parte dei cittadini italiani ed europei: «In questi villaggi dopo quattro giorni non è ancora arrivato nessun soccorso. Il governo non ha fatto nulla. Tutto l’aiuto arriva dalla gente. Solo noi marocchini stiamo aiutando. Andiamo al supermercato a comprare il cibo, le coperte e i vestiti per la gente dei territori colpiti dal terremoto. Tutti noi marocchini siamo stati uniti per aiutare. Noi siamo così di natura: quando succede qualcosa ci troviamo tutti insieme, ricchi e poveri, e ognuno dà quel che riesce e può.»

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