LA STORIA – ALBINO – Mauro, Sergio e Gianbattista: i test in Veneto li hanno fatti loro. L’azienda leader nel settore medico è di Albino, loro sono di Nembro e Pradalunga ma qui nessuno ha chiesto niente. Viaggio dentro il virus

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Sabato mattina, Mauro Barcella è in pausa dal suo lavoro, che poi è una passione, una passione che ha come sigla A.S.T. srl, un’azienda attiva nel settore medicale da anni. Un’azienda nata nel 1996 con tre soci, Mauro Barcella, Sergio Ghilardi e Gianbattista Pezzotta, due di Nembro e uno di Pradalunga: “Ci conosciamo da una vita, siamo cresciuti insieme, anche professionalmente”. Qui forse l’AST non dice molto ma se ci si sposta appena un po’ più in là, nel Veneto, questo è un nome che agli addetti ai lavori in questo periodo dice tanto, l’Ast srl è un’azienda leader per i test sierologici per il covid e in Veneto hanno eseguito sinora decine di migliaia di tamponi, una media di 1500-2000 tamponi al giorno. La cosa fa sorridere se si pensa che l’azienda è lì, nel cuore della zona rossa del covid ma nessuno qui ha pensato che forse una soluzione l’avevamo in casa. Nemmeno i sindaci a cui l’azienda ha anche scritto ma di tamponi neanche l’ombra: “Andiamo d’accordissimo, siamo amici e appassionati del nostro lavoro, ognuno ha un ruolo diverso e la sinergia è unica”. La ditta col tempo si è specializzata nel settore medico: “Un settore in continua espansione e cambiamento, un settore per questo stimolante. Noi per quel che riguarda le analisi del sangue produciamo la cosiddetta macchina, cioè il fatto che incide per il 50%, quella del cosiddetto ragionamento, dall’altra c’è la chimica, che determina il risultato finale e che incide per l’altro 50%, due mondi molto lontani tra loro, da una parte elettronici e softwaristi dall’altra chimici e ricercatori biologici, due mentalità totalmente diverse che si incontrano per produrre questo oggetto finito”. Gente che fa chimica ce n’è, magari un po’ meno quelli che fanno robotizzazione e roba simile: “Noi cerchiamo in giro per il mondo gente che produce chimica e che si incastra perfettamente nel puzzle del nostro settore strumentale, unire i due mondi sembra difficile ma è terribilmente affascinante dal punto di vista professionale”. Entriamo nel dettaglio: “Ci sono alcune tecnologie che vengono utilizzate nel nostro mestiere, Elisa che è un acronimo di enzyme-linked immunosorbent assay (saggio immuno-assorbente legato ad un enzima). Si tratta di un versatile metodo d’analisi immunologica usato in biochimica per rilevare la presenza di una sostanza usando uno o più anticorpi ad uno dei quali è legato un enzima. La sostanza da rilevare può essere un antigene appartenente ad un patogeno o una molecola più piccola, chiamata aptene, come per esempio per riconoscere la presenza di steroidi. Se invece di un enzima, viene usato un radionuclide (spesso l’iodio-125) per rilevare la positività del test, si parla di RIA (dall’inglese radio-immuno assay).  Il saggio ELISA trova anche ampio uso per accertare la presenza di anticorpi contro un determinato antigene nel plasma sanguigno del paziente per accertarsi se c’è stata un’esposizione ad un determinato patogeno. Questo avviene nel test per l’HIV per accertarsi se il sistema immunitario del soggetto si è trovato a confrontare il virus dell’AIDS. Si tratta di una tecnologia riconosciuta, praticamente un test in piastra…

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