terrorismo

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    (p.b.) Se è una guerra di terrorismo ci siamo già passati. Se è una guerra di religione l’abbiamo già persa ed è patetico invocare muri e chiusure di frontiere. Il terrorismo “laico” (italiano e tedesco) si basava su una fede politica che navigava sì in un “brodo” di complicità, ma di comodo, insomma i “complici” di circostanza volevano buttar giù l’esistente ma nemmeno sapevano in cosa consisteva l’alternativa. Poi ci si è spaventati e la complicità è svanita, la paura di lasciare il certo per l’incerto, e il brodo si è asciugato. Quello di Parigi e Bruxelles è terrorismo basato su una fede forte, di religione. Non rincorrono un traguardo di giustizia terrestre ma una guerra santa con prospettive di giustizia divina ed eternità, con una mission di “conversione” stragista, eliminiamo gli infedeli. Il “brodo” in cui naviga è fatto di “fedeli”, di più o meno silenziosi complici che le voci dissonanti islamiche faticano (e molto) ad arginare. Perché non c’è una “dottrina” unica, non c’è un Papa che detta la linea di interpretazione del Vangelo, nel loro caso del Corano, in ogni moschea l’Imam o chi per lui cita e interpreta i versetti a sostegno della propria tesi. Così almeno mi raccontano.

    Ma perché, se è guerra di religione, la perdiamo? Perché non abbiamo nulla da contrapporre di altrettanto forte e definito. Non crediamo in realtà all’aldilà, trasciniamo una fede di speranza, più che una fede assoluta. “Speriamo sia vero quello che dicono”, “speriamo davvero ci sia qualcosa”. Una fede non può basarsi su una speranza, o è fede o non è niente.

    Sabato santo: il Diacono (o chi per lui) si avvia verso l’ambone e da lì annuncia la Pasqua cantando il preconio pasquale, l’Exultet iam angelica turba caelorum. Ma non solo gli angeli esultino in cielo, anche sulla prona terra si alzino cori di gioia perché “di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno e sarà fonte di luce per la mia felicità”.

    Non interessa, eh? Esultino gli angeli, se mai esistono, noi qui abbiamo ben altro da fare. Siamo gente scafata, non crediamo più a niente che non si possa toccare con mano, perfino sul fatto che gli americani abbiano davvero toccato la sabbia lunare resta qualche dubbio, guardiamo la tv, leggiamo su facebook ogni sorta di panzana e però ci resta il dubbio. Lode del dubbio, direbbe Brecht, ma se non di solo pane vive l’uomo, figurarsi se può campare di solo dubbio.

    Una guerra santa dichiarata unilateralmente ci sorprende nel nostro affannarci a sbarcare il lunario. E’ perfino scoraggiante dirlo, ma l’unica arma letale che abbiamo contro il fanatismo religioso (che abbiamo praticato ampiamente anche noi cattolici in tempi fortunatamente remoti) è che anche nel “brodo” islamico la loro fede, col benessere che hanno cercato e in gran parte trovato da noi, si sfilacci in speranza. Quindi è il contrario delle chiusure invocate. Certo, è una prospettiva poco edificante e non coniugabile con l’exultet. Ma… à la guerre comme à la guerre.

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