BOSSICO – “I cittadini delegano troppo, bisogna mettersi in gioco: ““.. a che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca…”

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Si avvicina il periodo elettorale di inizio giugno e nei paesi ferve, si fa per dire, il dibattito e la preparazione delle liste. Da amministratore di vecchia data mi permetto una riflessione in materia, vedendo anche i commenti di tanti cittadini in materia. Partiamo dalla storia; nei secoli scorsi, già dal 1.100 periodo dei comuni nel nord Italia, le comunità si amministravano con una assemblea chiamata “la vicinia” (assemblea dei vicini) della quale facevano parte i capi famiglia (capi foco) che in apposite assemblee, magari in una piazza del paese o in una chiesa, prendevano le decisoni piu’ importanti per la comunità, eleggevano i rappresentanti con cariche amministrative, le figure con ruoli ratici tipo il camparo (che controllava i confini), in canevaro che provvedeva agli acquisti del vino in particolare, e via discorrendo. Non contava il ceto sociale ma ogni voto valeva allo stesso modo. Persino il parroco veniva scelto da questa assemblea dopo incontri personali con i candidati. Le votazioni avvenivano mettendo nel segreto dell’urna delle palline, bianche o nere (da qui ballottaggio).

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