A 107 anni in copertina su Vogue, la bellezza di Apo Whag-od, l’ultima artista del tatuaggio sacro

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E’ il simbolo della forza e della bellezza dello spirito filippino’”, lei che viene da un villaggio a 12 ore da Manila dove i cellulari non prendono, disegna tattoo a mano sulla pelle fin dall’adolescenza con una spinta intinta nella fuliggine. Oggi La Stampa gli,  dedica un lungo articolo prendendo spunto da Vogue che l’ha messa in copertina. E’ un personaggio ieratico e a 103 anni è diventata un’icona anche per il mondo occidentale al punto che «Vogue» ha deciso di dedicarle quella copertina normalmente occupata da attrici, vip e top model. “Raggiungere il remoto villaggio di Buscalan – scrive La Stampa – patria della famosa ultima mambabatok (artista del tatuaggio) della sua generazione, non è mai stato così facile. Certo, bisogna ancora affrontare le 12 ore di viaggio da Manila, con il suo traffico tentacolare, le tortuose strade di montagna della cordigliera, evitando i detriti delle frane e i camion che, viaggiando in senso contrario, spuntano all’improvviso dalla nebbia. Ma il sentiero che parte dal bivio nel comune di Tinglayan, Kalinga – chiaramente segnalato da un cartello che annuncia: “Welcome! Whang-Od Buscalan Tattoo Village” – è ora asfaltato, il che riduce il tempo di percorrenza di oltre un’ora. Ciò che rimane è una faticosa salita, attraverso le terrazze delle coltivazioni di riso, che una persona ragionevolmente in forma può affrontare in una quarantina di minuti». Comincia così il lungo articolo che «Vogue» le dedica. Un servizio molto lungo che racconta il mondo incontaminato che avvolge Apo Whang-Od, così immune dalle «comodità» moderne: laggiù i cellulari non prendono e solo un numero esiguo di residenti ha il wifi. Lei aveva 16 anni quando iniziò la sua carriera di tatuatrice sotto la guida del padre. Prima e unica mambabatok donna del suo tempo, Whang-Od viaggiava verso villaggi vicini e lontani, chiamata dalle locali comunità affinché imprimesse i simboli sacri degli antenati su individui che avevano attraversato o stavano per attraversare una soglia nella loro vita. «Ho tatuato più donne che guerrieri, poiché la pratica di cacciare teste è stata vietata dagli americani all’inizio del 1900. A quei tempi, le donne non tatuate erano considerate imperfette, indesiderabili» racconta lei. Ma non appena i missionari cattolici americani arrivarono a Kaling e vi costruirono le loro scuole, le ragazze dei villaggi furono costrette a coprirsi le braccia indossando capi dalle maniche lunghe. Essere tatuate divenne motivo di vergogna per le donne che si avventuravano in città. Oggi nel mondo il tatuaggio non solo non è più fonte di vergogna, ma è una moda forte seppur scarica di significati religiosi. A Whang-Od è stato conferito il premio Dangal ng Haraya nel 2018, ed è ancora in corso la meritoria campagna per elevarla a Patrimonio Nazionale Vivente o addirittura ad Artista Nazionale.

 

 

 

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