MORÌ A BANI DI ARDESIO 90 ANNI FA – Ol Pret di Ba’: per i fedeli un “Santo” che compiva miracoli e leggeva il futuro

315

di Giorgio Fornoni

C’è una lapide sopra il portone di una caratteristica casa di contadini nel centro di Peia, in Val Gandino. Ricorda che lì nacque il 19 gennaio 1853 Francesco Giuseppe, terzogenito dei sette figli di Giuseppe Brignoli e Caterina Bosio. All’interno c’è una corte dove ogni sera in estate si riunivano tutti gli abitanti della contrada. Papà Giuseppe leggeva passi della Bibbia, la mamma Caterina recitava il rosario e le ultime preghiere della sera. Era gente povera ma laboriosa, dedita alla campagna e alla cura degli animali domestici. Il piccolo Francesco crebbe in questo ambiente e niente lo distingueva da tanti altri suoi coetanei. Accompagnava anche lui il padre nei campi, pascolava pecore e mucche sulle pendici del monte Croce, scherzava e rideva con i suoi piccoli amici, non lesinava scherzi innocenti imitando la recita del rosario delle donne.

La sua vocazione maturò con la devozione e l’affetto per la Vergine Maria, conosciuta nel Santuario della Madonna delle Grazie, sopra Peia. Ci saliva spesso con i genitori e con le sorelle e rimase sempre legato a quel luogo.

Decise di entrare in seminario, a Bergamo, quando aveva già 16 anni e la prima a saperlo fu sua madre. “Chissà in quali pasticci mi metterai”, sbottò appena Francesco le ebbe confidato il suo proposito. Ma poi fu proprio lei, insieme allo zio sacerdote, ad accompagnarlo in seminario. Era quello un periodo storico burrascoso, che seguiva la nascita dell’Unità d’Italia, tra il 1864 e il 1874. La questione romana segnava pesantemente i rapporti tra Stato e Chiesa, c’erano vessazioni continue ai danni del clero e lo stesso Seminario di Bergamo subì in quegli anni la chiusura e il sequestro dei beni.

Soltanto dal 1874, Francesco poté seguire con regolarità i corsi di filosofia e di morale che richiedeva l’indirizzo teologico dell’epoca. Nonostante la durezza e la rigidità della preparazione sacerdotale tipica del tempo, Francesco risultò pienamente adatto e venne dunque ordinato sacerdote il 22 maggio 1880 nella chiesa di S. Giovanni, sul Colle.

La prima destinazione di don Francesco fu la parrocchia di Barzizza, in Val Gandino, dove rimase per 5 anni. La sua preghiera continua nella chiesetta di San Nicola gli procurò subito una grande venerazione da parte dei valligiani. Passò poi a Peia, il suo paese natale, divenendo anche maestro nelle scuole comunali di Leffe. Rifece a piedi per sei anni la strada che unisce Peia a Leffe, uno sforzo anche fisico che minò la sua salute già delicata. Fu proprio in quegli anni che soffrì i primi sbocchi di sangue. I suoi superiori, per sollevarlo dall’impegno più gravoso, gli proposero come destinazione la piccola parrocchia di Bani, una frazione di Ardesio. Raggiunse quel luogo, dove sarebbe rimasto per oltre 40 anni, la sera del 23 dicembre 1890.

SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 19 GENNAIO

 

pubblicità