I grandi voli dorati di Tamberi e Jacobs

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Piove che Dio la manda. O forse non la manda. Il cielo gocciola Meraviglia. Nelle gambe, nello sguardo, nel cuore che pompa a mille, nel tricolore che si fa bandiera che abbraccia tutti anche in tempi di covid e ci protegge come un vaccino. Dopo l’Europeo di calcio, l’Olimpiade entra prepotente nella sua disciplina regina l’Atletica leggera, dove noi italiani eravamo visti soprattutto per il secondo attributo, ‘leggera’ e invece ne siamo usciti più che forti che mai. Come piace a noi. Gimbo Tamberi dopo 5 anni da quel maledetto infortunio che lo aveva visto guardarsi la gara di salto in alto di Rio dal divano, e si è portato sin qui il suo gesso, per non dimenticare, o forse per trasformare la polvere in oro, la fatica in risultato, la speranza in certezza e tutto in meraviglia. E poi la regina madre e anche padre di tutte le gare, i 100 metri maschili, i jet della velocità su due gambe, che di solito l’italiano lo parlano solo quando vengono nel nostro stivale a fare vacanza. Primo italiano nella storia di una finale Olimpica dei 100 metri. Primo italiano a vincerla. Già che c’era perchè no? Marcel Jacobs va di fretta, 26 anni, tre figli, un oro olimpico, primato europeo e il resto è ancora tutto da scrivere. Anzi. Da correre. Insieme. Perché siamo fratelli d’Italia.

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