Un temporale improvviso. Un Paradiso al contrario. Un Dio con la voglia di cantare. Gocciolo porpora dalle labbra, in bianco e nero declino battiti di cuore di te. Di nuovo agosto. Parentesi tonda e graffa di un anno inzuppato di foga. Portami a ballare tra i tramonti che colano ambra. Dove gli uomini hanno fatto la pace col cielo. Dove a volte sono la goccia ed anche il vaso, e devo scegliere se trattenermi o traboccare. Dove certi occhi ti toccano che sembrano mani. Dove in questi lunghi pomeriggi pieni di troppa luce mi ritrovo a pensarti. Che in fondo è così. E’ questione di chi ti manca alle tre di pomeriggio, quando sei impegnato, non di chi ti manca alle due di notte. Dove tuttologi spuntano tra ombrelloni e auto in coda, dove la soluzione del mondo è su quattro righe su facebook, dove il male assoluto è il vu cumpra che mi vende una borsa in spiaggia. Dove mi rifugio dentro me e fuggo dove mi guida l’istinto, che l’educazione non è il rispetto delle regole, ma degli uomini. Dove finisce che m’incanto a guardare quello scroscio di pioggia sull’asfalto e sorrido. Fammi quella cosa che fa la pioggia alla terra arida.
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