CASTIONE DELLA PRESOLANA – LOVERE-Grace: “La cicatrice al seno è un sorriso, il tumore è il segno che dovevo fermarmi”

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È una domenica sera di fine settembre, fuori si fa buio e Grazia, che tutti conoscono semplicemente come Grace, di cognome Canova, fa rientrare i suoi cani dal giardino di casa e poi si ferma un attimo, “sono appena rientrata dalla Messa, sono pronta a raccontarti il mio percorso”. 46 anni, originaria di Castione della Presolana, si divide tra Lovere e Boario, dove abita il suo compagno, Massimo. E poi il suo lavoro al centro commerciale Adamello, in un negozio di abbigliamento per bambini, “insomma sono bergamasca, ma la Valle Camonica mi ha adottato da una vita ormai”. Una voce squillante che racconta tutta la sua forza. Un respiro e via, la sua lotta contro il tumore al seno ce la racconta tutta d’un fiato.

Ho iniziato a fare la mammografia al seno ben prima che mi arrivasse la lettera dell’Ats per fare lo screening gratuito… sono un po’ ipocondriaca e quindi già da un paio di anni facevo i controlli. È stato un caso che io a febbraio dell’anno scorso sia andata a fare la mammografia, perché sono salita casualmente a Castione e ho trovato la lettera. Una coincidenza pazzesca e se ci penso mi vengono ancora i brividi. Beh, sono andata tranquilla a Piario, mi ripetevo che non capiterà a me”.

E invece una doccia fredda dietro a quella chiamata persa che hai trovato sul cellulare… “Era l’8 marzo, ero al lavoro e ho capito che qualcosa non andava quando ho visto un prefisso di Bergamo. Ho richiamato ed era l’ospedale di Alzano che mi diceva che dovevo andare a fare un’ecografia. Io ho temporeggiato, non avevo tempo, era un periodo intenso per il lavoro. Dopo un paio di ore trovo la stessa chiamata e quella volta mi hanno detto di scendere prima possibile. Mi sono quasi arrabbiata, ma poi ho fissato l’appuntamento e sono andata in ospedale pochi giorni dopo. Ero tranquilla, nessun pensiero mi sfiorava e invece la dottoressa mi ha detto che avrei dovuto fare la biopsia. L’ho guardata: ‘Scusi, ma è sicura?’, poi hanno cercato di rassicurarmi, ma non ti nascondo che un po’ di paura a quel punto ce l’avevo. Ho provato a non pensarci, a spostare l’attenzione su altro e fino al giorno della biopsia non ho detto niente a nessuno se non al mio compagno, non volevo si preoccupassero per me. Nel frattempo mi sono fatta qualche pianto e dopo una decina di giorni mi hanno indirizzato alla Breast Unit di Seriate. Non avevo la minima idea di cosa fosse e quindi ero tranquilla. Parlandone con un’amica che ha avuto un tumore ho capito che non era una cosa così leggera come pensavo, anche se non ci volevo credere visto che stavo bene, non sentivo noduli, sì, ero stanca ma davo la colpa al lavoro e che non ho più 30 anni, anche se sono sempre stata una piuttosto dinamica e sportiva”.

Il 26 maggio l’intervento: “Mi hanno detto che quando aprono non sanno cosa trovano, per togliere le microcalcificazioni ci avrebbero messo un’ora e invece sono diventate quattro perché sotto hanno trovato questo piccolo tumore, ma uno dei più aggressivi, mi hanno ripulita e fortunatamente mi hanno salvato il seno. Beh, sì, è un po’ sgonfio ma fa niente (ride, ndr). È stato tutto così veloce che non sono riuscita del tutto a metabolizzare, mi hanno trovato il tumore a fine aprile e il 26 maggio sono stata operata. In quei mesi sono stata una pallina di ping pong da un ospedale all’altro… io che non sapevo cosa volesse dire entrare in un ospedale”…

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