BERGAMO Anna, maestra elementare e Cristiano, suo figlio: “L’ho buttato fuori di casa e denunciato. Gli ho scritto: Ti voglio troppo bene per lasciarti morire. Chiamami quando vorrai uscirne. La tua mamma”. La strada. L’ospedale. San Patrignano.

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Anna ha finito scuola da poco. Nel senso che insegna a Bergamo da tre anni. Alla Primaria, italiano e inglese (dopo che per anni ha insegnato ai bimbi dell’oncologia dell’ospedale di Bergamo). Anna abita a Mozzo. Cristiano invece è a San Patrignano. Anche lui da quasi tre anni. Non si vedono praticamente da allora. Tranne un paio di volte. Poi basta. Anna è la mamma di Cristiano, classe 1993. Anna invece è nata nel 1962. La sua storia potrebbe essere uguale a quella di tante altre mamme che hanno avuto o hanno figli con problemi di dipendenza, di droga, di alcool. Ma Anna quella storia la rende diversa, perché te la butta addosso col candore entusiasta di chi la vita del figlio l’ha presa per i capelli mentre naufragava e l’ha riportata a riva. “Sono una donna, una moglie, una figlia e una sorella – comincia Anna – e sono la mamma di Giulia e Cristiano. Ma soprattutto, per tanto tempo, sono stata la mamma di un figlio tossicodipendente”.

Quel figlio è Cristiano, nato nel 1993: “Un’intelligenza superiore alla norma, una competenza sociale precaria. In bilico fra vette di successi al di là della sua età (a scuola voti eccellenti, cintura nera di judo, con tre anni di anticipo, un talento del pianoforte..) e rovinose cadute nelle relazioni (amicizie difficili, improvvisi sbalzi d’umore, crisi d’ansia) arriva alla prima superiore. Frequenta con ottimi risultati il liceo e pare avviarsi a una vita sociale più quieta. Il suo comportamento sembra raggiungere una certa stabilità, anche se rimane quel ragazzo un po’ ‘strano’ che a volte affascina e altre volte esaspera, per i suoi eccessi positivi e negativi. Come mamma sono alquanto in allarme: non mi pare che Cristiano sia sereno, non mi pare che stia sviluppando un temperamento equilibrato. Anzi sempre di più mi sembra che la sua sfera emotiva sia fuori controllo e che lui ne sia sopraffatto”.

Anna capisce che qualcosa non va: “Ne parlo con gli insegnanti, che quasi ridono, dicendomi che è una normale fase adolescenziale. Ne parlo con la nostra dottoressa, che prescrive alcuni esami da cui risulta che Cristiano è celiaco e ha avuto la mononucleosi. Tutto spiegato”. Comincia il terzo anno delle superiori: “E Cristiano appare velocemente sempre meno sereno: i suoi occhi sono spesso arrossati e stanchi, i voti calano vertiginosamente, le ore in casa passano fra ‘pisolini’ e computer. Qualcosa di sicuro non va. Vengo chiamata a scuola, mentre già in famiglia iniziamo a parlare di possibili spinelli e alcool. I professori sono arrabbiati: Cristiano non solo non studia, ma è arrogante e parla apertamente di ‘fumo’. Lo affrontiamo, lui nega. Noi teniamo duro. Lo castighiamo: via il pc, via il cellulare. Basta uscite. Lui accetta. Poi riprende. Gli occhi sempre più rossi, inizia a vestirsi in modo trasandato, le sue compagnie si fanno preoccupanti. Non torna a dormire il sabato. Viene bocciato e lo mandiamo a lavorare come muratore. Pare riprendersi. Ammette di usare marijuana, ma promette di smettere. Dice di aver capito. Noi speriamo. Vogliamo sperare e credergli. E invece, ormai, il volo verso l’inferno è iniziato”….

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