Daniele Belotti

Dopo ben 22 anni i tifosi atalantini sono tornati a inforcare moto, scooter e motorini per seguire la Dea in una trasferta. Sabato 1 aprile si sono ritrovati in 400 al piazzale del Baretto dello stadio di Bergamo pronti a dirigersi verso Cremona. Un corteo di oltre 200 mezzi, con in testa, a fare da apripista, una vecchia ambulanza, una station wagon Peugeot degli anni ottanta, completamente personalizzata nel nome dell’Atalanta. Grafiche sulla carrozzeria, interni con l’immagine della Dea ovunque, dai sedili al volante, dal cruscotto alla manopola del cambio, persino sulle borchie dei cerchioni. Tutto intorno uno stormo di motorini con bandiere, fumogeni e clacsonate a manetta.

Una tradizione, quella delle trasferte su due ruote, tipicamente atalantina. Se si esclude un esodo dei fiorentini ad Empoli di una quindicina di anni fa, in Serie A e in B, nessuna tifoseria ha mai scelto la “cavalleria motorizzata”. A Bergamo, invece, come raccontiamo dopo, se ne sono fatti diversi di questi rumorosi e “fumosi” cortei nerazzurri in giro per la Lombardia.

Ma torniamo a sabato scorso. La distanza non è delle più agevoli: tra Bergamo e Cremona, lungo la direttrice Seriate, Martinengo, Romano e poi la statale Soncinese fino ai piedi del Torrazzo, sono ben 80 km. Pochi se li fai con una Bmw 1000, una sorta di Parigi-Dakar se sotto la sella c’è un motore da 50 cc. Non è un caso, infatti, che la partenza sia fissata alle 10. A che ora è la partita? Alle 15! Cinque ore di margine per andare a Cremona.

Del resto la velocità media non può essere superiore ai 30/40 kmh. In più ci sono un paio di soste per far riposare ossi sacri e cocchige sotto stress e per fare il pieno. Non solo di benzina. Il tutto per la gioia dei due bar con distributori di Romano di Lombardia e Casalbuttano che in una ventina di minuti, tra birra, grappe, panini e patatine, hanno fatto l’incasso di un mese.

Dal Sentierone, fino a Cremona, ogni centro abitato, comprese le microfrazioni della pianura cremonese, è “svegliato” dallo stormo rumoroso dei duecento motorini. Una festa itinerante, salutata dai passanti e da chi si è precipitato alla finestra anche quando si è varcato il Fosso bergamasco, l’antico confine della Serenissima (ovviamente oggi vanno aggiunti come orobici e atalantini anche Covo, Antegnate e Fontanella) e sorvegliata a vista, nelle ultime miglia da un elicottero della polizia.

Ma alla fine, per fare sti benedetti 80 km, quanto tempo ci è voluto? Tre ore e 45 minuti! In pratica lo stesso tempo con cui si va a Trieste o a Firenze. Un po’ più veloce il ritorno, quasi tre ore, con arrivo dopo le 20, ormai al chiaro dei fari (senza contare il tratto da aggiungere per chi è partito dalle valli). In sintesi, 6 ore e mezza seduti sulla sella di uno scooterino, con il pollice praticamente incollato al clacson, per seguire i ragazzi di Gasperini allo stadio Zini e gioire, insieme ad altri 2000 atalantini, per una vittoria che tiene vive le speranze europee. E magari, si potrebbe azzardare un voto di rito pagano per i devoti della Dea: in caso di qualificazione in Champions, la prima trasferta, anche se è in Norvegia, si va in moto!

Dal presente, al passato. Facciamo un piccolo amarcord delle trasferte su due ruote dei tifosi della Curva Nord.

 Brescia 29 maggio 1988

Tutto cominciò per scherzo. “Pota, ma a Brèsa ‘n và com’è? – si pensò allora – I pullman mi troa mia, i machine i à spaca sö, col treno ‘n resta in stassiù du ure… Pota e se va ‘n muturì?”. Però una trasferta oltre Oglio non è certo una scampagnata. Al ritrovo, sempre al Baretto, la mattina, ci sono 300 moto e motorini, un altro centinaio si aggregherà lungo la strada a Palosco.

Velocità media inferiore ai 30 kmh anche perché, a differenza degli scooter di oggi, la maggior parte dei mezzi sono dei Ciao e quasi tutti portano due persone (sul sellino singolo!) e delle Vespe 50. Tre ore per arrivare sotto la Maddalena con “festose” accoglienze a base di insulti e tentativi di cariche ad ogni paese attraversato fin da Palazzolo e poi Rovato, Coccaglio e Ospitaletto fino a Mompiano, il quartiere dello stadio, dove gli ultrà biancazzurri erano lì ad aspettare, ma non accadde nulla sia per la presenza massiccia di polizia, ma anche perché il corteo di oltre quattrocento moto faceva veramente impressione.

 Como 14 maggio 1989

Dopo il successo della trasferta a Brescia, l’anno seguente le Bna, gruppo trainante della Nord di allora, puntano ancora su “moto, motorini e motocarri” per la partita a Como. In una domenica primaverile in viale Giulio Cesare si ritrovano, alle 11 (con la partita alle 16!), oltre seicento veicoli rombanti, visto che tra Ciao e Vespe quelli “truccati” sono la stragrande maggioranza. Sfilata in centro città e poi tutti sulla Briantea, ovviamente a passo d’uomo, con la piacevole sorpresa di essere accolti a Cisano, paese di “frontiera” a ridosso dell’Adda…

SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 7 APRILE