cammino controvento

    67

    Quel frangente che spacca il tempo. Quel bivio tra inverno e primavera. Dove mi ritrovo ogni volta a camminare controvento con le mani in tasca verso me. Quando alzo lo sguardo, mi chiudo dentro alla pioggia e mando a nanna il resto del mondo. Quando scrivo quello che mi viene, e accade solo quando non sono con me, ma volo con la testa dentro cieli che cambiano colori e vento in ogni istante. Quel qualcosa che nasce nel vuoto e lo riempie. Tra goccia e oceano. Tra foglia e albero. Tracce d’amore che uno si lascia addosso e che il vento butta ovunque. E io mi spettino di candore dentro albe bagnate di me. Come quando piove cielo e io mi siedo sul marciapiede fuori dalla redazione. A lasciare che le parole prendano la consistenza del vento. Le sento scivolarmi fuori e mi lasciano nuda dentro. Una meraviglia. La gente passa e mi guarda bagnarmi di pioggia. Ma io non la vedo. Vado oltre le nubi e mi ritrovo bagnata d’amore. Ascolto la voce di persone che parlano e parlano, che raccontano l’amore come se ci appartenesse, come se l’avessimo inventato noi, che l’amore nasce fecondo di altro amore e basta. Per questo è libero. Come questo vento che spazza via ogni cosa e la riporta intatta ogni volta con emozioni diverse. E me ne vado. Arrivo qui. Al Santuario deserto. Mi sdraio. Così si vede più cielo. E’ consolante l’enorme estensione di questa altezza infinita. La vita, vedendola da qui, passa davanti al mio viso caldo d’amore, il saluto leggero di una lieve carezza dal cielo. E non ho bisogno di altro. Neanche di me. Che lo stacco tra inverno e primavera è così. Svuotato da armonie esteriori. Ma vento e cieli e sole improvviso e piogge senza preavviso che portano ad illuminare un fiore, nascosto, di struggente bellezza.

    Aristea Canini

    pubblicità