PASSAMI IL CIELO

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    Passami il cielo, quello che tieni appoggiato sul palmo, stringimi forte la mano e in silenzio, ci sbircia il mondo che abbiamo di fronte. Passami il vento quello che tieni aggrappato ai tuoi sogni, portano dove non possono finire le nostre frontiere. E per il resto li lascio parlare tutti. Sputano consonanti, vocali, punti esclamativi a casaccio. Io li guardo, ogni tanto mi si spezza il cuore, come si spezza il pane, che spegne la fame, di chi esce di casa con un sasso in tasca e una fionda nello zaino per lanciare addosso al cielo la mia voglia di giocare, mirare un Angelo che si scansa e gioca a nascondino.

    Tasche bucate, buchi nel cuore, buchi nei calzini, buchi nei fazzoletti, buche nelle nubi che buttano pioggia, che fanno crescere vita che spero spazzi via tutte queste parole. Spalle strette. Sogni larghi. Mani che affondano come radici. Alla ricerca di fogli bianchi. Da lasciare lì. Come infinita possibilità per raccontarsi cose che non esistono. Pronta a rammendare le notti, e continuare a guardare quel foglio bianco.

    Che sembra un errore di stampa. E invece dice tutto così. Un vestito per quando non sai cosa indossare, un contenitore di possibilità, il silenzio della città quando a tarda notte i tetti delle case guardano la luna, una finestra accesa nel buio che racconta storie di operai e sognatori, l’odore pungente di terra e vento prima della pioggia. Non ha presente, né futuro, e nemmeno un passato. Sa di infinito. E’ come quando ogni volta inciampo sui miei casini e mi dico che non ce la faccio, e poi lo guardo e mi ci trovo dentro una nuova possibilità. Tra tutte le pagine scritte, troppe, il foglio bianco rimane sempre e solo la mia possibilità di voltare pagina. E ripartire.

    Aristea Canini

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