Walter & Emmanuel: morire a 15 anni in Africa dove la sanità è un lusso e dove l’Amore è un’esigenza

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Walter è un ragazzo di Endine missionario laico nel cuore dell’Africa povera, in Costa d’Avorio, da due anni vive accanto a bimbi che non hanno niente,  Di lui abbiamo già parlato, raccontato, lo abbiamo seguito ma attraverso lui abbiamo conosciuto le storie di questi bimbi, di questi ragazzini, la gente della zona lo sostiene, lo segue sui social, gli manda messaggi e aiuti. E vive con lui la fatica, la gioia, l’entusiasmo e a volte il dramma di questi ragazzi. Per mesi molti hanno seguito via social la storia di Emmanuel, un ragazzino 15enne che Walter ha seguito, ha accompagnato, ha aiutato fino là e per là intendo la porta del cielo o come cavolo si chiama. Walter in estate era tornato qui in Italia, un paio di mesi, poi il ritorno in Africa, e Walter che in una sorta di diario social comincia a raccontare di Emmanuel: “Fa riflettere pensare a quello che sta vivendo Emmanuel, questo ragazzino di 15 anni. Un tempo che si è fermato, una vita sospesa, in attesa, lasciata alla più straziante sofferenza fisica della carne e a un dolore nell’anima che nemmeno riesce a raccontare…sì, perché Emmanuel è paralizzato da circa 3 mesi per la caduta da un albero di mango e si trova in condizioni terribili. La famiglia, estremamente povera, con altri quattro piccoli a casa, con un padre davvero irresponsabile, non ha chiesto aiuto nel momento in cui all’ospedale è stata richiesta una radiografia, ma ha preferito tenere a casa immobile Emmanuel, così il caldo, l’umidità, l’assenza di condizioni igieniche e di assistenza, hanno favorito l’insorgere di piaghe da decubito sulla zona sacrale, sulle anche, all’altezza dei femori e sulle caviglie…non avevo mai visto un corpo così straziato da un’infezione. Il giorno stesso di questo incontro, l’abbiamo accompagnato in una clinica privata dove hanno iniziato le medicazioni, le cure antibiotiche, dopo averlo accuratamente lavato e preparato per gli esami necessari. Il quadro clinico è compromesso: anemia, infezioni diverse, piaghe da trattare a livello traumatologico e chirurgico e, soprattutto, il dubbio sulla lesione a livello della colonna vertebrale che lo paralizza, per il quale procederemo, una volta guarite le piaghe, ad accompagnarlo ad Abidjan per una risonanza magnetica. Dopo tre giorni di ricovero in clinica, Emmanuel ora si trova in una stanza al centro di fisioterapia con la mamma, dove le suore si recano giorno sì e giorno no per le importanti medicazioni. Le sue condizioni migliorano poco e in questi giorni è raro vederlo sorridere, aveva anche smesso di mangiare e il suo volto è spento, i suoi occhi raccontano in silenzio una sofferenza che fatico a descrivere…si continua a fare il possibile, sperando di guarirlo da piaghe e infezioni per poi capire quale futuro lo aspetta, certamente difficile e compromesso, in quanto pare abbastanza chiaro che non tornerà a camminare…e poi chi si occuperà di lui e come? Sicuramente supportando anche la famiglia, priva di ogni strumento necessario, se non dell’amore di una mamma che in questi giorni ho visto piangere per il figlio che rifiutava il cibo da lei preparato, oppure piangere per il rifiuto verso il padre che Emmanuel continua ad ostentare”. Da quel momento la storia di Emmanuel diventa la storia di tutti qui, nel senso che tutti da qui cominciano a fare il tifo per lui, a chiedere a Walter se si può fare qualcosa, a pregare, inviare aiuti: “Questa situazione sta toccando ancora una volta qualcosa in me, mettendo a dura prova ciò che spesso non conosco…mi sembra troppo e mi sembra di non avere le forze per condividere tutto questo, ma poi lo faccio ed è normale….Ogni giorno, da due settimane, rendo visita a Emmanuel ed ogni volta è bello ritrovarlo e sperare che il suo percorso, pur faticoso, sia ancora tutto da giocare….ringrazio sempre gli amici in Italia per il sostegno, perché concretamente mi è possibile seguire questa delicata situazione, assicurando le cure necessarie e possibili”. Emmanuel sembra migliorare: “…Oggi ha ricevuto una trasfusione di sangue, speriamo che lo aiuti a combattere le infezioni attraverso gli antibiotici, la malaria, che proprio non ci voleva, vista l’anemia severa già presente (la malaria, soprattutto nei bambini, la favorisce spesso) e la grande lotta per la guarigione delle piaghe. È nuovamente ricoverato per ricevere le cure adeguate, oggi ha mangiato molto, aveva molto appetito…anche oggi è stato un dono potergli stare accanto e sapere che ha trascorso un po’ meglio la giornata. …

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