di Etta Bonicelli
Pasqua Martinelli, 103 anni e non sentirli, 103 anni e non vederli, il viso ancora luminoso nonostante l’età, un golfino rosa confetto su una polo fucsia, lo stesso sguardo sveglio e attento di sempre, il sorriso pronto che comunica la voglia di vivere e non di sopravvivere, il desiderio di imparare, la curiosità di conoscere cose nuove, la memoria eccezionale in particolare per i numeri di telefono e per il gioco delle tabelline che tanto diverte la pronipotina Siria.
In sintesi, un cervello ultracentenario che vince la sfida contro il tempo.
La coperta “minga tat bèla”
La trovo seduta su una sedia a sferruzzare, sta finendo l’ultima coperta di una lunga serie che regala a nipoti e pronipoti, non è molto soddisfatta dell’accostamento di colori che ha scelto.
“Chesta !’è minga tan bèla, fa nient, la vegnirà piö bela la prossima che faró”.
Vive a Vilminore dal 1950, ma ha conservato un forte senso di appartenenza alle sue origini valtellinesi, come dimostra la sua parlata che ha superato spazio e tempo.
Una casa viva e vivace la sua, sul divano rosso è posato l’ultimo libro che sta leggendo, poco lontano la Settimana enigmistica da riempire di parole, il cellulare con cui comunica disinvoltamente con parenti e amici, la galleria piena delle foto di nipoti… e pronipoti… l’unico segno che tradisce l’età avanzata è il deambulatore appoggiato al muro.
A cent’anni ê caduta e si è fratturata il femore, era in Germania con la figlia, il recupero è stato più veloce del previsto e non ha lasciato conseguenza alcuna, tranne la paura di cadere di nuovo.
Il deambulatore la rende sicura durante le passeggiate in paese, non vede l’ora che arrivi la primavera per poter uscire un po’ la sera, accompagnata dalla badante peruviana Maria, le sentono cantare a volte nelle sere d’estate, sulla panchina vicino all’arco d’ingresso del paese, canzoni in spagnolo che le ha insegnato Maria.
I piatti della badante peruviana
Perché è più che altro Pasqua che si adatta alla badante, non viceversa.
“Mi mangi tante volte i piatti peruviani, cume ol pürè co l’ai (aglio), l‘è propri bu, ma le insegno anche le nostre ricette, adesso il riso nel latte le viene bene”.
“È una persona delicata – dice la badante – se il mio cibo non è buono non mi dice che fa schifo come la donna che curavo prima, mi dà suggerimenti per migliorare”.
Pasqua è una donna aperta, moderna, anche tecnologica: prima di avere il telefonino comunicava con i figli all’estero tramite computer, modalità videochiamate Skype.
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