VIAGGIO A GROMO/2 – Tra mulini, magli, le ràseghe e focolai… lance, pugnali e corazze

0
222

di Lucio Toninelli

(la prima puntata del viaggio è stata pubblicata sul numero di Araberara del 23 agosto)

Forse la cosa che più colpisce, – metaforicamente – è un San Cristoforo gigante incollato come una figurina della collezione Panini alla facciata del Castello, quella che si affaccia sulla piazza. Una “patacca” (mi sia consentito, anche se di buona esecuzione!) realizzata a metà del secolo scorso, pare per coprire una lunga crepa dovuta al cedimento di una parte del Maniero… Si stavano eseguendo i lavori della nuova provinciale, a suon di esplosivo, e una parte delle fondamenta non resse alla guerra del progresso. 

Altri dicono che fu messa per coprire una canna fumaria che lacrimava caligine catramosa. Chi conosce le vecchie case di montagna, sa di cosa parlo. Indubbiamente, anche per la sua dimensione gulliveriana, questo san Cristoforo domina piazza Dante. Concediamogli  che rende più umano e fragile il possente maniero. Sembra il suo bonario genius loci.

Il cerchio degli edifici si stringe sempre di più attorno a me e alla fontana, mi racchiude in un piccolo anfiteatro… Un teatro capovolto, dove io sono il pubblico – o l’imputato –  al centro, e sui palchi ci sono gli attori: S. Gregorio Magno – quello del calendario nuovo! – le famiglie Ginami, Milesi, Terzi, Buccelleni, Filisetti, Scacchi, Del Zoppo e via dicendo, nei palchetti dei loro palazzi, E S. Cristoforo protettore degli automobilisti, a sua insaputa, dato che visse nel III secolo d.C. 

Sarà il caldo? Guardando i palazzi circostanti li vedo fluttuare nel leggero vapore, che sale dal porfido della piazza, dai tetti, dalle colline.  Esprimo a mezza voce una pensiero:

“Parlare di Gromo è facile… Parlarne bene, è perfino banale. Parlarne male, quasi impossibile. In definitiva, parlare di Gromo è rischioso e forse inutile… E allora perché parlarne?”.

Nel silenzio dell’arena, torna la voce insolente…

“Ehi, furestér, parli da solo? Guarda che qui ti mandano a Seriate se ti sentono…”

Giro lo sguardo intorno, guardo le finestre, anche quelle più in alto, le più piccole. Non vedo anima viva. Controllo l’entrata del bar, più nessuno… Anche la Pro Loco è deserta. Il portico del Municipio, pure. Tutto tranquillo. Ho solo immaginato la voce? In ogni caso, tanto per far sapere che ho sentito, e che ho una opinione ferma, dico…

ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 6 SETTEMBRE