Val Seriana – M. 50 anni, uscito dal carcere 15 giorni fa: “Un anno dentro, ho capito solo lì cosa è la libertà. Le sezioni, le celle, le docce rotte, le giornate vuote, la paura ma anche tanta solidarietà”

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“Quando sono uscito ho sentito addosso una sensazione incredibile di libertà che non avevo mai provato prima, eppure prima di entrare ero libero ma non me ne ero mai accorto”.

Già. La libertà. Che sembra la cosa più ovvia del mondo e invece non lo è.

  1. è uscito dal carcere di Bergamo lunedì 13 giugno, una mattina calda, tanto calda ma lui sentiva il fresco nel cuore, M. viveva in Val Seriana e in Val Seriana è tornato appena lo hanno rilasciato.

La storia di M. è particolare e per questioni di affido, figli e messa in prova non sveliamo l’identità, però M. ha accettato di raccontare la sua storia in carcere, perché è del carcere che volevamo parlare. E chi meglio di chi in carcere ci è stato quasi un anno può raccontarlo?

“L’impatto col carcere per una persona che non c’è mai entrata è devastante, io ero disperato i primi mesi. Quando sono entrato io, a luglio dello scorso anno, erano obbligatorie le misure anti covid, entravi e stavi in isolamento per 15 giorni, prima sezione, tampone e poi dopo 15 giorni se il tampone era negativo avevi accesso alle sezioni dove eri stato assegnato. Io all’entrata avevo il tampone negativo ma quando ho terminato i 15 giorni mi hanno rifatto il tampone ed era positivo, così mi sono fatto 11 giorni di assoluto isolamento, uscito 10 minuti per telefonare e basta, per il resto chiuso per 24 ore, da solo, poi dopo 11 giorni il tampone finalmente era negativo e sono stato assegnato alla sesta sezione”.

Quante sezioni ci sono? “Nella prima sezione non ci sono problemi di sovraffollamento, sono uno o due per cella, sono quelle anticovid e per i nuovi arrivati. Io sono stato assegnato alla sesta, il 26 luglio di quasi un anno fa, la sesta come del resto altre sezioni ha grossi problemi di sovraffollamento, eravamo in 72 detenuti, in cella eravamo in tre, celle di 8 metri quadri, con letto a castello a tre piani. La mia sezione era libera, nel senso che aprivano le celle alle 8.30 e restavano aperte sino alle 20.30 di sera, si poteva circolare nei corridoi, le ore d’aria erano dalle 9 alle 11 e dalle 13 alle 15, potevi camminare e muoverti un po’, non avevamo docce in cella, erano pubbliche e spesso rotte, fai conto che eravamo in 72 con 3 docce, c’erano forti problemi di igiene, sporco ovunque, gli addetti alle pulizie sono carcerati che fanno quello che possono, poi la sera ognuno di noi puliva la cella ma il perimetro dei muri è vecchio e molto sporco così come l’arredamento. Io ero in cella con un tunisino e un italiano”.

Cibo?

“Il pranzo non era male, forse scarso nella dose ma di discreta qualità, a colazione solo latte, mentre la sera cucinavamo noi perché il carcere portava solo riso in bianco e una mozzarella di 30 grammi, il riso era scotto e insipido, e così ci arrangiavamo a cucinare con un fornetto”. Dove compravate il cibo che cucinavate?

Dai parenti potevamo ricevere biscotti, brioches, pasta, formaggio grana, crackers e poi per il resto avevamo a disposizione una scheda che utilizzavamo per acquistare quello che volevamo e ci venivano scalati i soldi, facevamo la spesa il sabato per la settimana dopo e lì puoi acquistare di tutto, carne, detersivi, cosmetici, bibite, pasta, verdura, di tutto. Cucinavamo nel bagno o nel corridoio portando fuori il fornellino da campeggio, le pentole vecchie e sporche, mezze arrugginite, a qualche fortunato capitavano pentole quasi nuove, poi bicchieri di plastica, forchetta e cucchiaio di plastica, in carcere non esiste il coltello, si cucinava e poi si lavava tutto nel lavandino. Nella sesta sezione non c’era l’acqua calda e cosi lavavamo i piatti con l’acqua fredda, anche se dovevamo lavarci potevamo usare solo acqua fredda. Fai conto che la sezione contava 72 posti a fronte di un massimo previsto di 50”.

Più stranieri o italiani?

“Una ventina di italiani, una trentina di albanesi, 5 o 6 tunisini, 5 o 6 marocchini, 4 o 5 rom, qualche rumeno, un bulgaro, un russo. La quarta sezione invece era quella dei nordafricani, anche quella con problemi di sovraffollamento, poi c’era la quinta sezione che è quella più piccola e privilegiata, lì sei messo meglio, solo che a decidere chi va lì sono gli stessi carcerati, quando si libera un posto decidono chi far venire o meno, le guardie decidono solo se il carcere è pieno e devono trovare un posto libero.

La settima sezione è quella punitiva, non è una sezione libera ma chiusa, puoi uscire pochissime ore, lì c’è un po’ di tutto, italiani, marocchini, devi stare in cella chiusa. L’ottava sezione è chiusa ed è dove c’è chi prende terapie psichiatriche o è sotto farmaci. La nona sezione è piena di africani e neri e qualche marocchino. C’è poi la sezione protetta dove c’era chi ha violentato donne o bambini, un’area dove nessuno può accedere, ma da un paio di settimane questa sezione non c’è più, è stata sostituita da chi sta usufruendo dell’art. 21, cioè di chi esce di giorno per andare al lavoro e rientra alle 22 in carcere per dormire. La terza sezione è quella dove c’è chi dà fuori di matto, chi spacca tutto, ho visto gente dare fuoco alle cose, tagliarsi le vene, insomma, vengono messi in isolamento e 9 volte su 10 poi trasferiti in carceri più duri, tutto sommato Bergamo è morbido come carcere, ad esempio Monza e Cremona sono più duri.

C’è poi la sezione femminile, 35 donne circa, sono isolate dal resto degli altri detenuti, si occupano anche del lavaggio delle lenzuola di tutto il carcere”.

  1. rimane nel circondariale sino al sette febbraio di quest’anno, poi viene spostato nella sezione penale: “Una sezione premio – racconta – dove vanno i detenuti calmi e tranquilli, dove ti insegnano il rispetto, la disciplina, a seguire e rispettare le regole, lì c’è tutto, la palestra, la biblioteca, un sacco di corsi scolastici, dalla scuola Media all’informatica all’inglese, è tutto un’altra cosa, se nel circondariale devi parlare con un ispettore puoi anche aspettare 15 giorni, lì la mattina c’è sempre qualcuno che ti ascolta, e c’è davvero tanta, tanta umanità, l’ispettrice che mi seguiva si faceva sempre in quattro, grandi persone. Lì ero in carcere con un albanese e due rumeni, però la cella era di 25 metri quadri, doccia con acqua calda, tv in camera, sala giochi, ping pong, giocavamo a carte, distributore automatico di caffè, cioccolata ecc, in quella sezione non ho mai visto una rissa, nel circondariale era all’ordine del giorno. Ho visto gente che spaccava tutto”.

Lì dentro come si vivono le cosiddette feste comandate? Natale, Pasqua, Ferragosto?

“A Natale qualcosa si è fatto, anche se in carcere ci sono tante religioni, hanno regalato un panettone ad ognuno di noi, e io che so cucinare bene ho fatto la cena alla vigilia di Natale insieme ai miei compagni di cella, pasta ai frutti di mare, piovra bollita, insomma, un’atmosfera tutto sommato bella, capodanno invece abbiamo solo picchiato sulle pentole a mezzanotte e nulla più, mentre Pasqua e Ferragosto sono trascorsi come giorni qualsiasi. Tanti sono davvero soli e non hanno niente, gran parte è dentro per spaccio, ma ci sono anche ergastolani”. ..

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