Cristina Bettoni
Nel 1954 il Parroco di Tavernola, don Pietro Bonicelli, che d’estate ormai da qualche anno risiedeva nell’ex “romito”, si dedicò all’iniziativa di risistemare tutto il complesso del santuario, compresi gli scaloni e il cortile esterno. Mano d’opera non ne mancava, perché sul piccolo sagrato giocavano tanti bambini di Tavernola che poi si fermavano a mangiare, ospiti in casa del Parroco, dosi abbondanti di pastasciutta preparate dalla sorella con l’aiuto della cameriera-impiegata tuttofare Ernesta.
Lo scalone d’accesso, a partire dalla cascina “Cavalla”, era stato arricchito da 14 cappelle della “Via Crucis”, dipinte dal pittore di Castro Grimani, che portano su lastre di marmo il nome dei caduti e dispersi di Tavernola durante le due guerre mondiali e pertanto salutate da tutti i Tavernolesi con devozione.
Fatta la gara d’appalto (vinta da una società della Valseriana) si predisposero i progetti e qui si vide che “il Santuario” sarebbe diventato ben più grande rispetto all’esistente: si predispose infatti la costruzione di tre nuovi lati del portico che lasciò “scoperto” solo un breve lato a sud accanto al campanile e si progettò la costruzione della piccola cupola sopra l’altare maggiore.
Cemento e calce non mancarono, perché i tre cementieri non si fecero “sorprendere” donando calce e cemento in grande quantità e consentendo agli Uffici dei cementifici di trattenere direttamente dagli stipendi degli operai lire 500 mensili considerate “contributo volontario” degli operai (e di cui qualcuno si lamentò… ma a bassa voce!).
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