TAVERNOLA – Ca’ Bianca “concausa” della frana La palla alla Regione: cementificio ko?

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L’Università di Firenze, delegata dalla Regione per uno studio sulle concause della spada di Damocle della minacciata frana del Monte Saresano, secondo una fonte ufficiosa (la relazione dovrebbe essere ufficializzata in questi giorni) avrebbe stabilito che appunto gli “spari” delle mine a Ca’ Bianca di Parzanica, potrebbero essere “concausa” del movimento franoso. A questo punto la palla passa alla Regione che dovrebbe imporre di ridurre drasticamente il quantitativo di esplosivo impiegato per estrarre il materiale che poi alimenta l’attività del cementificio.

Attualmente l’attività della cava è ferma, in attesa di quello studio dell’Università. Fino a quando è stata in attività gli “spari” in cava erano di due “volate” con l’impiego di 350 Kg di esplosivo per “volata”. Ridurre “drasticamente” l’impiego di esplosivo comporterebbe una riduzione altrettanto drastica di materiale estratto. A questo punto Italcementi valuterebbe se vale la pena tenere aperto uno stabilimento che ha una produzione ridotta o chiudere baracca e trasferire l’attività nei centri di produzione di Rezzato e Calusco d’Adda, sempre di Italcementi.

“Nella nostra lettera firmata da tre sindaci (Tavernola, Vigolo e Parzanica – ndr) avevamo chiesto che se veniva stabilito che se Ca’ Bianca risultasse concausa per il pericolo della frana, la Regione  la chiudesse. Le concause sono diverse, ma l’unica su cui si può intervenire sarebbe appunto Ca’ Bianca. Le altre sono la rimozione del ‘piede’ sotto la frana con l’escavazione in località Ognoli. Qui non possiamo più farci niente, è un’escavazione storica. Le altre sono terremoti e forti precipitazioni e anche qui non possiamo farci niente. Ma sulle esplosioni si può intervenire, è la Regione che deve decidere”, chiarisce il sindaco Ioris Pezzotti.

 

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