“Speravo proprio che il sacrificio di tante persone ci avrebbe resi tutti migliori, che avrebbe fatto della nostra Italia un paese più giusto, più umano, più vivibile, più buono per tutti… Invece, dopo i primi tempi d’entusiasmo, le cose sono andate molto diversamente, mi pare: siamo diventati solo un Paese più ricco, non un Paese migliore.”
Così, alcuni anni fa, aveva iniziato a raccontarci la sua storia Angela Moioli, classe 1920, scomparsa nel luglio del 2017.
C’era più di una nota d’amarezza nelle riflessioni sul XXV aprile di Angela, che a cinquanta giorni dalle nozze, in quel lontano luglio del ’44, si era vista ammazzare il fidanzato e insieme a lui aveva visto cadere il sogno più bello dei suoi vent’anni fervidi di ideali e di progetti.
Quando poi altri avevano scritto la sua storia, non le avevano reso giustizia perché ne avevano dato l’immagine di ragazzina molto romantica e poco consapevole, mentre invece era una ragazza estroversa, vivacissima, accanita lettrice di libri e appassionata alla vita sociale e politica. Nei nostri paesi l’Azione Cattolica era molto diffusa, e così tanti giovani potevano essere seguiti nella loro “formazione” con conferenze, meditazioni, discussioni, studio dei documenti ecclesiali come l’enciclica “Rerum novarum”. Le riflessioni e le discussioni di Angela proseguivano in casa, soprattutto col padre.
“Lui assecondava la mia curiosità intellettuale e avrebbe tanto voluto farmi proseguire gli studi, come mi sarebbe piaciuto, ma eravamo troppo poveri”.
E’ proprio in questo contesto che Angela, appena quindicenne, conosce Carmelo.
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