SPORT – Matteo e Giuseppe, secondo e terzo al triathlon più estremo al mondo

0
162

3,8 chilometri a nuoto (otto i gradi dell’atmosfera in partenza alle 5 del mattino e 13 gradi e mezzo quelli dell’acqua del lago), 200 chilometri con 5000 metri di dislivello in bici sui passi iconici della Forcola, Bernina, Fuorn, Stelvio e Foscagno e una maratona finale che porta fino a Carosello 3000. Sono questi i numeri dell’Extreme Triathlon ‘Icon’ di Livigno, una delle prove più dure ed emozionanti al mondo andata in scena il 6 settembre. Matteo Andreini e Giuseppe Bonsi, amici e compagni di squadra, la SportAction di Solto Collina, hanno tagliato il traguardo rispettivamente secondo e terzo, dietro al brasiliano Thiago Menuci. Un grande risultato per gli atleti italiani e un secondo posto per Matteo Andreini che vale il biglietto per la finale dei mondiali di Triathlon Estremo long distance che si svolgerà l’anno prossimo in Norvegia. Paesaggi mozzafiato, un’esperienza unica ed indimenticabile che abbiamo chiesto ai protagonisti di raccontarci.

Matteo Andreini: “Spesso devi andare oltre il limite. Ora il Mondiale in Norvegia”

13:48:14 è il tempo che vale il secondo gradino del podio per Matteo Andreini. 44 anni da compiere a fine mese, responsabile del laboratorio tecnologico dei collaudi alla Lucchini, ma con una grande passione per il triathlon che arriva da lontano visto che “mio cognato Luca ha iniziato quando ancora nessuno sapeva cosa fosse e io ho deciso di alzarmi dal divano per mettermi in forma… non ho più smesso”.

Quella di Livigno non è una gara nuova… “Nel 2022 mi ero rotto il menisco e l’avevo fatta grazie a Giuseppe (intende Bonsi, ndr), che mi aveva recuperato con mesi intensivi di terapia ed ero arrivato quarto. Quest’anno ho deciso di rifarla e con me c’erano mio nipote Davide e un amico, Andrea Molendi”.

Come è andata? “Uno sforzo sovrumano. Se mi chiedi quale è stata la frazione più faticosa ti rispondo che lo sono state tutte e tre. La mattina rompi il ghiaccio entrando nell’acqua freddissima del lago, poi c’è la bici con una mega tappa e nella corsa dove cerchi di metterci le ultime energie. Ci sono momenti di difficoltà e momenti in cui cerchi di oltrepassare il limite. Il primo momento di difficoltà è arrivato a sorpresa, cosa che non è successa nel 2022, subito dopo essere uscito dall’acqua tremavo talmente tanto che quando mio nipote mi stava vestendo aveva paura che mi rompessi da un momento all’altro (sorride, ndr). L’altro momento pesante è stato l’inizio del Foscagno, ero giù di morale, nonostante le sensazioni fisiche fossero buone, e mi sono fermato per cercare un diversivo mentale per poi ripartire”.

ARTICOLO COMPLETO SUL NUMERO IN EDICOLA DAL 20 SETTEMBRE

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui