SOVERE – Martina, la sua matita, il surrealismo, la mattina in fabbrica e il pomeriggio a dipingere

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Martina Paletti, 22 anni, una matita, un foglio bianco da riempire di sogni, un viaggio da tratteggiare con l’incanto dell’arte. Martina arriva da Sovere, direzione mondo, ovunque ci sia arte. Al mattino lavora in un’azienda, al pomeriggio racimola le sue ore di libertà e le trasforma in pittura. Perché è lì che vuole andare. E’ li che prova ad andare. Ogni volta che si siede a disegnare quei ritratti che ti portano dritto dentro l’anima di chi li guarda. Una storia particolare quella di Martina: “Ho cominciato a disegnare alle Elementari ma forse ero abbastanza incompresa”, cioè? “Perché magari disegnato il cielo arancio al posto dell’azzurro e mi sentivo dire che non era così ma io me lo immaginavo che ne so, come un tramonto, un’alba, e così mi sono sentita dire che non ero così portata per il disegno”. Ma Martina non molla, anzi, rilancia: “Alle Medie ho continuato a disegnare, e lì mi hanno capito, e infatti mi hanno consigliato di frequentare il liceo artistico”. Detto fatto: “Anche lì sono stati anni un po’ travagliati, io amo l’iperrealismo, disegnare volti, ritratti, ma mi sono sentita dire che è un campo che non funziona più, ma non ho mai mollato, sono andata avanti”. Martina finisce il liceo: “E mi sono presa un anno sabbatico, non ho mai disegnato”. Comincia a lavorare: “In fabbrica, operaia, sono lì da tre anni e mezzo, faccio part time e poi mi sono iscritta alla Comics di Brescia, una scuola internazionale di illustrazioni. Così al mattino lavoro, al pomeriggio vado a scuola o dipingo, sono tornata a fare ritratti e mi sto concentrando molto sugli autoritratti, tiro fuori la mia storia attraverso le sfumature, un viaggio dentro me”.

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