SOVERE – Francesco Filippini: “10 anni da sindaco, i miei genitori, ho fatto il ‘bocia’, la Banca, il calcio, il Coro, la musica, la mia famiglia e ora…”

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Francesco Filippini, classe 1959, 10 anni da sindaco, 45 da corista, 42 anni in Banca, 34 anni di matrimonio. Numeri di quelli che segnano una vita, la vita di Francesco, che sta per chiudere il suo secondo mandato da sindaco di Sovere: “Dieci anni da sindaco e cinque di minoranza”, Francesco arriva in redazione di buonora. Come sei arrivato in amministrazione? “Passione per il mio paese. Mi aveva chiesto già Arialdo (Pezzetti, sindaco prima di lui, ndr) nel giro precedente, ma non era il momento, poi cinque anni dopo me lo ha chiesto Danilo, ho accettato, i tempi erano maturi”. Francesco cresciuto nel borgo San Martino, al Cerut, ora Via San Carlo: “C’era il Cerut, un torrentello che divideva la strada, e noi che giocavamo con la cerbottana”. Mamma Lucia e papà Antonio, mamma casalinga e papà che lavorava alla Dalmine e che aveva la passione per l’elettricista. Primo di tre figli, dopo di lui Grazia e Cristina. Scuole Elementari e Medie a Sovere, poi la Ragioneria all’Ivan Piana a Lovere: “A scuola me la sono sempre cavata, non ho mai fatto fatica”. Finisce la scuola e Francesco va a fare il ‘bocia’ in Svizzera, operaio: “Lavoravo nei forni industriali, vicino a Montreaux, facevo il ‘bocia’, quando ero là mi hanno chiamato per un colloquio alla Banca Popolare di Bergamo. Sono andato al colloquio, mi hanno preso, ricordo la soddisfazione di mio padre, allora andare in Banca era un punto di arrivo”. Francesco comincia e finisce nella stessa Banca, sino alla pensione: “Non ho mai pensato di cambiare”. Comincia a marzo 1980 e finisce nel dicembre 2017: “Sempre in Val Seriana, tranne i primi temi, ho fatto sei anni a Reggio Emilia, da solo, un’esperienza bellissima, siamo partiti da 0, lì nessuno aveva un conto corrente con noi, suonavamo i campanelli, eravamo in 4 bergamaschi, era una scommessa ma è stato bellissimo. La prima filiale a Reggio Emilia. Poi sono tornato qui, prima a Bergamo, passaggio obbligatorio e poi sempre in Val Seriana, capofiliale a Ponte Nossa, Gazzaniga, Leffe, Nembro e poi Darfo, sino al 31 dicembre 2017”. E’ cambiato il modo di investire, di risparmiare, di lavorare in banca: “Completamente, non so nemmeno se mi ci troverei in questo nuovo modo di fare adesso”. E ora che rapporto hai con la Banca: “Sono un ex dipendente che ha i propri risparmi alla Bper, vado pochissimo in filiale, ma non sono ancora ufficialmente in pensione, ho scelto di uscire come esodato per avere più tempo per il Comune, vado in pensione a marzo”. Che rapporti avevi con i tuoi colleghi? “Ho sempre avuto buoni rapporti con tutti, mi hanno sempre riconosciuto la capacità di gestire il personale. Diciamo che se mi incazzo è per il poco. Pensa che sono ancora nel gruppo whatsapp della Filiale di Darfo”. Segno zodiacale? “Scorpione. Sono nato il 31 ottobre”. Prima di entrare in amministrazione sei stato responsabile del settore giovanile, giocavi a calcio? “Poco, ho finito mestamente la carriera perché davanti a me, nel mio ruolo avevo Silvio Antonio Balosetti, che era davvero un fenomeno col pallone e io non ero certo uno che ci buttava l’anima. Ho lasciato il calcio e mi sono dato allo sci di fondo, anche li solo per divertirmi, per il resto i risultati non c’erano ma mi divertivo molto. Sciavo con Luigi Meloni e Marino Pegurri, loro si che erano forti, io ero un lazzarone”. E poi il Coro degli Alpini: “Dal 1977, sono il corista con la maggiore anzianità. Da piccolo mi dicevano che ero stonato, poi la professoressa Marini alle scuole Medie mi ha sentito cantare e mi ha detto che ero bravo, ho preso fiducia. Io vendevo i dischi per il Coro Ana , ho iniziato a girare con loro e sono entrato nel coro”. E lo sport? “Ora lo pratico sul…divano, guardo tutto lo sport tv, ma tutto, anche il curling se c’è. Mi piace tantissimo lo sport, la fatica, la passione, la gara”. Amministrazione, te l’aspettavi così? “Non mi aspettavo niente, ricordo i primi consigli comunali quando ero in minoranza, ero impacciatissimo, praticamente alzavo la mano e basta, poi col tempo mi sono sbloccato. Ho imparato tanto da Danilo, una persona veramente preparata”.

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