Songavazzo – La rivoluzione alimentare del mais rostrato di Davide Covelli. Scoperto per caso il seme in un vecchio cascinale, i laboratori scoprono proprietà organolettiche uniche.

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Una rivoluzione… alimentare. Che poi sarebbe un tornare all’origine. Riscoprire la qualità. E ritrovarsi in un viaggio nel gusto e nella tradizione. L’idea è venuta a Davide Covelli, titolare della Cà di Lene, che da una vita lavora nell’agricoltura, ma da un anno a questa parte si è inventato qualcosa di particolare. Che di mais se ne sta parlando da tempo, Gandino ha fatto scuola, soprattutto sul fronte comunicazione, ma questa volta è un mais particolare. “Tutto è cominciato – racconta Davide – quando qualche anno fa, nel periodo in cui a Rovetta si teneva la festa della patata, Lorenzo Berlendis, vicepresidente di Slow food, era a Rovetta da Giovanni Marinoni, nella sua antica casa e gli è caduto l’occhio su mazzi di pannocchie appese davanti a una vecchia porta. Ne ha chiesto un mazzo e lo ha portato al Centro di Ricerca bergamasco, dove c’è Paolo Valoti (che molti conoscono per essere anche il presidente del Cai) e altri tecnici, hanno fatto l’analisi al mais e scoperto che il genoma era puro, il vero mais rostrato. Da lì è partito tutto.

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