SCHILPARIO – IL PERSONAGGIO – Giulio Capitanio: tre Olimpiadi: “La mia prima gara nella conca di Epolo”. Lo stimolante della… pastasciutta. Le sigarette del dott. Quarenghi. La brina sulla faccia delle tedesche dell’Est. La vittoria in Coppa del Mondo

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Sole alla valle. Giulio Capitanio lo trovo in cima a Via Sponda dove abita. In faccia il palazzetto del ghiaccio e la Conca di Epolo che arriva fino al Grumello, tutta innevata. Lo skilift in funzione e qualche sciatore che scende tranquillo. Com’è tranquillo Schilpario in questo gennaio che prelude al grande evento dei campionati del mondo per giovani campioni.

Giulio è la memoria dello sci di fondo, di quando ancora non c’era la Pista degli Abeti. Come con l’alpinismo che qui era una faccenda per signori e a un certo punto ha stuzzicato l’orgoglio dei valligiani che quelle montagne le vivevano senza avere voglie e tempo per conquistarle, così per lo sci che qui la neve c’è stata da sempre e semmai il problema era quello di non scivolare, e a un certo punto quello sport per “signori” ha anche qui stuzzicato l’orgoglio, figurarsi se non potevano nascere campioni tra gente che con la neve ci conviveva da sempre. Capace che invece di scivolarci andando a gambe all’aria, ci si potesse scivolare per gioco e poi per sport, dopo aver visto gente che saliva in valle proprio per delle gare che i ragazzi andavano a vedere e mentre i vecchi scuotevano magari ancora la testa per il dissenso di “gente che fa fatica per niente” mentre loro la fatica la facevano per sbarcare il lunario, i ragazzi cominciavano a pensare, ma quelli lì li battiamo, siamo più bravi noi.

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