SCHILPARIO – Covid, 5 anni dopo – Luigi racconta i suoi due mesi in ospedale: “Vedevo passare nel corridoio la barella con su uno coperto dal lenzuolo… Mio fratello era al piano di sopra, ho saputo tanto tempo dopo che era morto. Fino a 80 anni ho ballato. Adesso ossigeno tutta notte. Ma sono fortunato”

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Il Grumello è una contrada che sta di là dal fiume, che scorre lì sotto. La più antica contrada del paese, qui si raccontano storie di assemblee popolari in riva al fiume perché il mormorio dell’acqua avrebbe impedito di far ascoltare (alle donne) le discussioni maschili sui massimi sistemi… Due ponticelli ti portano alla contrada che sta a ridosso del piazzale della pista di fondo e del palazzetto del ghiaccio. Vecchie case che si raccontano le loro vecchie storie.

Qui è nato il 17 dicembre del 1940, è cresciuto e invecchiato Luigi Maj, terzo di cinque tra fratelli e sorelle. sono rimasti in due, Luigi (che chiamano Luigino) e Albina (che tutti chiamano però Nineta), la sorella che sta su in cima alla casa di famiglia. Gli altri “son poco lungi, in cimitero”, direbbe il poeta (Pascoli). In realtà l’ultimo della nidiata, Italo, non sta in cimitero, è sepolto dalla grande valanga che ha travolto tre alpinisti scalvini su quella maledetta montagna andina, nel 1981, il Pukajirka. E anche del penultimo, Valentino, sono tornate solo le ceneri, è morto di covid cinque anni fa, in quel marzo maledetto, in una camera del piano di sopra dell’ospedale dov’era ricoverato anche Luigi.

Caduto nel fiume a 6 anni

Che si è salvato. Come si era salvato da piccolo, aveva 6 anni, quando era caduto dal ponte nel fiume, fracassandosi qualche osso. Com’è successo? “Era appena finita la guerra, e qui cominciava a passare dal Vivione qualche moto, anche col Sidecar. Io e mio cugino, che era sordomuto, giocavamo a fare i motociclisti sul muretto del ponte. E si vede che la testa pesava più del resto e sono caduto giù, fuori dall’acqua, mi ha visto la mamma e sono corsi giù a prendermi, ero pieno di buchi…”.

Il primo dei fratelli si chiamava Antonio, se n’è andato anche lui pochi anni fa. “Sì, sono il terzo, il migliore praticamente”. Lo dice con un sorriso appena accennato. I suoi prossimi 85 anni se li porta benissimo. No, non benissimo, parliamo in una pausa da… ossigeno “Me lo devo mettere tutta notte, e poi ho delle pause durante il giorno, ma ogni sei ore mi devo rimettere la maschera dell’ossigeno”.

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