HABEMUS PRESIDENTEM

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(p.b.) Eletto al quarto tentativo il nuovo Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, il 12° della serie. Chi ha la mia età li ha visti e sentiti tutti da Enrico De Nicola (1948), poi Luigi Einaudi, Giovanni Gronchi (che vidi in visita a Bergamo), Antonio Segni, Giuseppe Saragat, Giovanni Leone, Sandro Pertini, Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano.

 

Pensavo fosse la volta buona per una donna, Emma Bonino avrebbe meritato un riconoscimento anche dopo l’annuncio del tumore che l’ha colpita. Ma i giochi della politica hanno risvolti che non badano ad altro che a vincere bracci di ferro tra i vari protagonisti.

Ha vinto Matteo Renzi (Pierluigi Battista ha fatto l’anagramma di Sergio Mattarella ottenendo un “Matteo si rallegra” che è la sintesi del vincitore). Il “piccolo scrivano fiorentino” del libro Cuore del nuovo secolo (in cui si va dove ti porta il cuore e non sempre la destinazione è buonista) è più scafato di quel che si va dicendo, ha messo nel sacco gli antagonisti giocando su più tavoli, bluffando nell’andare a vedere i bluff altrui, con quel suo “stai sereno” che vuol dire il contrario.

Sergio Mattarella è della prima Repubblica, un democristiano dell’ala sinistra del partitone della balena bianca. Che Renzi lo abbia investito della candidatura e poi fatto votare a valanga, ha spiazzato tutti, compreso Vendola che aveva confidato a Cacciari (lo ha confidato ieri sera lui stesso a 8 e mezzo) di volerlo proporre ma aveva paura di bruciarlo.

Renzi non voleva un uomo forte al comando delle operazioni, che gli facesse ombra e Mattarella sembra fatto apposta. Magari non sarà un uomo incolore (il bianco è assenza di colore) come Renzi spera.

Fatto sta che anche questa è andata. Domani è il solito altro giorno, si vedrà.

 

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