È un pomeriggio dal sapore primaverile, un giovedì di fine marzo. Quando sto per scendere dall’auto, i rintocchi delle campane del Santuario dell’Annunciata mi ricordano che sono le 15. Sono in anticipo di qualche minuto, ne approfitto per ascoltare il silenzio. Non ho seguito il consiglio del navigatore, che voleva farmi avventurare per la stretta via Vigne da Cogno, ma quello di Padre Giuseppe, il frate guardiano, “arriva fino a Ossimo e poi segui le indicazione da lì”.
Mi avvio verso il sagrato, sento il rumore di una bicicletta, un uomo la lascia appoggiata al muro, entra in chiesa per qualche minuto e poi se ne va. Non c’è nessun altro, a interrompere quel silenzio solo il cinguettio di qualche uccellino di passaggio.
“Padre Giuseppe, sono arrivata”, dico al telefono e sento il portone sulla mia destra aprirsi. Il mio viaggio dentro il convento inizia proprio qui. Faccio però un passo indietro, non è una casualità se ho fatto tappa al Santuario della Santissima Annunciata. Questo è un anno speciale, perché il Vescovo l’ha indicata come chiesa giubilare, l’unica della Valle Camonica.
Padre Giuseppe, cosa significa essere chiesa giubilare? “Questo è un anno Santo, il Papa ha indetto il Giubileo che ha come tema la speranza, è un anno interessante anche perché rispetto agli altri giubilei, ad esempio il Papa non ha voluto delle porte sante in tutto il mondo, ma solo a Roma, e ha lasciato facoltà ai Vescovi di trovare dei luoghi giubilari dove poter vivere questo incontro con la misericordia del Signore. Questo è un aiuto meraviglioso perché molte persone giustamente non possono andare a Roma, per tempo, per economia o per varie situazioni, per cui c’è la possibilità nella propria diocesi di vivere questa esperienza di grazia”.
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