Un tempo il ‘medico di paese’ era una delle figure più rispettate e ammirate dai nostri nonni e bisnonni. Non aveva orari, non riceveva su appuntamento e se una persona aveva bisogno di lui, il dottore si faceva in quattro per andare al domicilio del paziente, senza dire “mi deve chiamare durante i miei orari di lavoro”. Già, perché fare il medico era considerato più una missione che un lavoro. Forse questa immagine del ‘medico di paese’ è un po’ idealizzata, perché non tutti i dottori di un tempo erano dei santi e non tutti quelli di oggi sono da ‘buttare via’. È però vero che mai come oggi si sente in molti comuni, soprattutto quelli piccoli o di montagna, la mancanza del rassicurante ‘vecchio medico di paese’. Anche perché molti borghi sono effettivamente privi di un dottore. È il caso di Peia e delle sue 1.700 anime.
Sull’edizione di Araberara del 20 dicembre abbiamo pubblicato la lettera di un’anziana di Peia, che lamentava: “Siamo senza medico, io e gli altri nonni abbiamo bisogno di ricette e visite e non possiamo fare tanta strada per andare da un medico. I nipoti o figli non possono sempre fare tanta strada per portarci”. La signora si chiedeva anche cosa stesse facendo il nuovo sindaco per trovare una soluzione al problema.
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