NEMBRO – LA STORIA – Il pan d’anice e la “measa” dei Cuminetti

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Roberta Treu

“Il pane buono non ammette scorciatoie”. Questo motto scandisce la vita della famiglia Cuminetti che, da oltre mezzo secolo, gravita intorno al loro Panificio. Papà Mario, mamma Mariangela e il figlio Fabrizio, hanno fatto di queste parole uno stile di vita.

Il pane serve per ritrovare le radici. Non è solo cucina, ma è quasi una religione. Non è solo chimica, è una preghiera, un rito immutato di generazione in generazione. 

Di questo racconta, Mario Cuminetti, gli occhi turchesi sono seri, incorniciati da folte sopracciglia sale e pepe: “L’attività l’ha cominciata mio nonno. Gli serviva manodopera e tutti i cinque figli sono andati a lavorare con lui. Successivamente, i miei zii l’hanno rilevata. Erano a Selvino. C’era la guerra, era il 1942. Mio padre è stato al fronte e, una volta congedato, si è unito in società ai due fratelli. A conflitto ultimato, il proprietario si è ripreso il negozio e noi ci siamo dovuti spostare a Gazzaniga. Anche lì la guerra ci ha causato problemi: il proprietario è stato ucciso in battaglia e poi, visto che volevano aumentarci l’affitto, ci siamo trasferiti a Nembro”.

Di padre in figlio, appunto, come vuole la tradizione. Fabrizio dal 2014 ha ritirato l’attività. Ha studiato all’ Istituto Aeronautico, ma ha presto capito che la sua vocazione era a fianco del padre, nell’attività di famiglia. Da lui ha appreso l’arte della panificazione, come si faceva una volta. La collaborazione fra loro si è rivelata una strategia vincente: sono riusciti a combinare la freschezza di una mente giovane alla sapienza derivata dalla competenza. “C’è molto di antico, nelle fasi produttive, ma al giorno d’oggi, ci vuole anche la tecnologia. Mario con la sua esperienza, fa in modo che esca bene il pane e Fabrizio ci mette fantasia e creatività”, commenta mamma Mariangela.

Fabrizio prende la parola e, con un sorriso sincero che gli illumina gli occhi, mostra orgoglioso la targa della Regione Lombardia, che è appesa vicino all’ingresso dell’esercizio. “L’abbiamo ottenuta da ASPAN (Associazione panificatori artigiani della provincia di Bergamo) per l’attività che, superati i 40 anni, vien considerata storica. Purtroppo, non siamo riusciti a recuperare tutta la documentazione relativa all’inizio dell’attività nel 1942, perché ai tempi era tutto cartaceo ed è andata perduta. È un valore aggiunto per il nostro negozio e ne andiamo fieri”.

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