di Luca Mariani
Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 gli italiani potranno votare per 5 referendum abrogativi. Il quinto quesito, quello con la scheda gialla, riguarda la possibilità di cancellare la clausola introdotta dalla legge numero 91 del 5 febbraio 1992, che innalza a 10 anni di residenza in Italia il tempo necessario per un immigrato prima di poter richiedere la cittadinanza italiana.
Quindi, se vincesse il sì, le tempistiche verrebbero dimezzate e si tornerebbe ai 5 anni, come previsto dal Codice civile del 1865. Per qualcuno è un pericolo per l’etnia italiana e la sicurezza della nazione. Per altri è l’occasione per rendere l’Italia un paese giovane, moderno e accogliente. Invece, per Genta, la cittadinanza italiana, è semplicemente un passaggio della sua vita: «Sarebbe come riempire una mancanza. Sono qui dall’agosto del 2003. Dopo 22 anni, sarebbe anche ora».
Il sorriso è gentile, pacato e ordinato. Gli occhi sembrano più scuri perché protetti dagli occhiali da vista che sfumano sull’azzurro per contrastare il sole altalenante che a sprazzi illumina piazza della Libertà. «Sono arrivata qui a Nembro perché c’erano già i miei fratelli». E quando si stabilisce in val Seriana, Genta ha due figli piccoli: «La prima aveva sette anni. Il secondo solo dieci mesi». Per lei, proveniente da Fier, sulla sponda albanese del mar Adriatico, l’approdo ai piedi del monte Misma non è facile: «Prima di arrivare ho vissuto tre anni in Grecia. Non sapevo che qui c’era la montagna. Perciò il primo anno è stato molto terribile per le temperature».
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