L’Università di Bergamo e quella mano tesa verso gli studenti palestinesi: borsa di studio per l’intero ciclo magistrale

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di Luca Mariani

La Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), a inizio maggio ha presentato il progetto IUPALS – Italian Universities for Palestinian Students. Con questa iniziativa vengono messe a disposizione 97 borse di studio, di circa 12 mila euro ciascuna, per studentesse e studenti palestinesi che vivono nei territori che stanno subendo l’attacco di Israele. Tra le 35 università italiane che hanno aderito c’è anche l’Università degli Studi di Bergamo, che parteciperà con una borsa di studio. Ne parliamo con la professoressa Flaminia Nicora, prorettrice dell’ateneo con delega all’internazionalizzazione.

1) Perché l’UniBg ha deciso di partecipare al progetto di borse di studio per gli studenti palestinesi?

L’Università degli studi di Bergamo ha da tempo sviluppato una forte sensibilità verso i temi della pace e dell’accoglienza, in particolare nei confronti di rifugiati e persone in fuga da contesti bellici. Ne sono testimonianza l’attivazione del Dottorato in Peace Studies, l’adesione alla rete RUNIPACE – le università italiane per la pace – e una mozione approvata dal Senato accademico che impegna l’Ateneo in iniziative concrete in risposta al conflitto in corso a Gaza. Abbiamo aderito fin da subito al progetto TESI (Technical Education Support Initiative for Higher Education Students) promosso dalla CRUI a sostegno di studenti e docenti palestinesi insieme a An-Najah National University, da cui è derivato il bando IUPALS. Inoltre, l’Ateneo ha deliberato l’adesione al network Scholars at Risk, confermando un impegno coerente e strutturato sui temi della solidarietà internazionale.

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