LOVERE – LA STORIA – Ninì e suo figlio Michele: “Ha sofferto da quando è nato, non si è mai lamentato, e ora che non c’è più….”

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Antonietta, per tutti Ninì, che poi quel nome gli va a pennello, Ninì è minuta ma dentro è immensa, Ninì ha un sorriso malinconico e dentro ha un oceano di cuore. Ninì è la mamma di Michele Pasinelli, che se ne è andato il 7 dicembre, dopo una vita di quelle dove l’ascesa sembra infinita, dove le montagne da scalare non finiscono mai. Dove però, in cima alla montagna, dove  è ora, trovi il Paradiso, trovi davvero l’infinito. Ninì ha 81 anni, Michele ne aveva 51: “Da quando è nato ha cominciato a soffrire – racconta Ninì – non mangiava, non aumentava di peso, stava morendo. Poi due mesi e mezzo allospedale di Seriate, non si capiva cosa avesse, una strana disfunzione renale, aveva sempre la febbre. Pian piano si è ripreso”. Ma la ripresa è piena di inciampi: “Il rene continuava a non funzionare, finchè nel 1991 ha dovuto fare il trapianto”. Dialisi, dentro e fuori dall’ospedale, Ninì lo segue pazientemente ogni giorno. Michele trova lavoro, poi in un giorno d’estate del 1999 il botto: “Tornava dal lavoro in moto – continua Ninì faceva il magazziniere al Sermark era nella zona del lago, basso Sebino, un incidente, una brutta botta, bruttissima, si è rotto tutto, sembrava morisse, lo hanno portato a Sarnico, poi a Brescia, intubato, è stato in ospedale dal 10 luglio al 21 settembre, ha passato tante settimane in rianimazione, ha avuto infezioni, ricadute, è finito negli infettivi, insomma, un calvario. Poi lo hanno trasferito a Gazzaniga e poi a Rovigo per un intervento delicato ma ormai cera poco da fare, è tornato a casa e non riusciva quasi più a muoversi”. Ninì racconta, si commuove, ricomincia, perché allora è ricominciata una nuova vita, fatta di giorni, notti, albe, tramonti, Natale, Pasqua, giorni tutti uguali, giorni dove c’erano solo lei e Michele, ma Ninì non lo fa pesare, anzi, lo fa con amore, quell’amore di mamma che va oltre ogni disgrazia: “Dovevo lavarlo, vestirlo, imboccarlo e poi la sua sigaretta, fumava la sigaretta, lunico vizio che aveva, poverino…”, Ninì piange: “Mi manca, mi manca tanto….”….

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