Quella raccontata da Lino Rota, originario della Valle Imagna e nembrese d’adozione, è una storia di sudore e di sangue, di sacrificio e… di carbone. Sì, è la storia di uno dei tanti figli d’Italia che nel secondo dopoguerra hanno lasciato casa e famiglia alla volta del Belgio. La loro emigrazione era il frutto dell’accordo italo-belga che prevedeva uno scambio: noi, ricchi di manodopera, offrivamo la forza lavoro e loro, con il sottosuolo zeppo di carbone, ci davano “l’oro nero”. Braccia in cambio di carbone, è così che, con lacrime e sudore, l’Italia è ripartita dopo il disastro della Seconda Guerra Mondiale. E lui, Lino, era uno dei tanti ragazzi destinati al lavoro in miniera e ridotti a semplici numeri. “Io ero il 665”, sottolinea Lino, che ha 88 anni, splendidamente portati. Oggi, pur… SU ARABERARA IN EDICOLA DAL 4 AGOSTO
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