Araberara Editoria
Aristea Canini e Piero Bonicelli
Ma di che anno è questo sabato?
edizioni Araberara
“Se vogliamo trovare assonanza o differenza direi che Tea è per la strada, io sono per i sentieri (Piero)
Il sogno è la rugiada che mi fa bagnare l’anima (Aristea)
“Ho letto ‘Ma di che anno è questo sabato’, dove sia il
Bonicelli che la Canini esprimono il meglio di loro stessi.
Certo, io non sono uno scrittore e tantomeno un critico,
ho solo avuto la fortuna di conoscere, tramite Alda, i più
famosi poeti, uno su tutti, Salvatore Quasimodo. Ma sono
sicuro che i critici sapranno conferire a questo lavoro il
giusto valore letterario”. Ezio Merini
“Aggrapparci al cielo, quasi a cercare un amico fedele e
sicuro è l’ambizione di Tea, la colonna portante di Araberara,
colei che sa aggiungere cultura e non rendere mai
banali fatti e misfatti…”. Giorgio Fornoni
Un diario che fa storia
Mons. Gaetano Bonicelli*
Il centenario della prima guerra mondiale diventa l’oc- casione per scoprire tante persone e tanti avvenimenti che si possono ritenere modesti, ma che in effetti fanno la storia di quegli anni tremendi, ma anche della trasfor- mazione progressiva della mentalità, cioè della cultura dell’umanità. La guerra è sempre stata una compagna scontata nella vita di popoli. Ancora adesso si descrive la vita raccordandola alle guerre che si sono sostenute. Ma perché questo giudizio sulla Grande Guerra del 1914- 1918? Semplice. Se ogni guerra comporta mobilitazione di uomini – oggi forse le donne rivendicherebbero una parità mai avuta in questo campo! – la guerra riguarda- va i combattenti e chi la foraggiava e stop. Nella prima guerra mondiale anche i civili sono diventati attori, più o meno forzati, degli atti bellici.
Nel 1917 c’è stato Caporetto; negli anni della seconda guerra mondiale si moltiplicano gli scambi. Nei nostri anni, secondo la espressiva definizione di Papa France- sco, la guerra mondiale si divide in tanti settori, ma chi ne è implicato sono sempre più i popoli nelle loro espres- sioni più semplici: famiglie, istituzioni, esperienze di vita.
Ecco perché ritengo altamente interessante scoprire da vicino questi ingranaggi che mettono a nudo la insipien- za di tanta politica che non è stata capace di prevenire, mediare, risolvere le questioni man mano che si presen- tavano. O pensava di farlo con la forza degli eserciti spes- se volte guidati da uomini molto spesso incapaci di capire e giudicare gli avvenimenti.
Lo Spoon River al tempo del Covid
Questo libro è uno Spoon River al tempo del Covid, la raccolta di centinaia di ricordi e memorie pubblicate in questi mesi su Araberara. L’idea era nata così. A marzo di questo anno terribile, il 2020.
Ci eravamo guardati negli occhi dopo che un anziano era passato in redazione con la foto di sua moglie che non ce l’ave- va fatta, ci aveva chiesto cosa sarebbe potuto costare raccontare la sua storia, e abbiamo deciso di dare spazio a tutti, voci, cuori e sentimenti perché chi se ne era andato non poteva ridursi a un numero dentro statistiche da ricordare ai posteri.
E così abbiamo passato giorni e qualche notte ad ascoltare, raccogliere, ricordare chi un saluto non aveva potuto averlo. L’unica cosa che potevamo fare era donare la penna. Perché come ha scritto uno di noi ‘il dramma di questi mesi non è
fatto di numeri ma di storie. Da scrivere. Da raccontare. Da custodire. E l’uomo per vivere il presente e guardare al futuro ha bisogno di storia e di storie’. L’idea era nata così. Perché parlare di chi non c’è più come se ci fosse ancora è come averlo ancora addosso, dentro, dappertutto.
Era nata così, e così è andata avanti per tanti numeri di giornale, centinaia di ricordi. Ora lo Spoon River al tempo del Covid è diventato un libro, un volume, dove ci abbiamo messo dentro tempo, lacrime, sorrisi, fatica, litigate, e tanti, tanti ricordi. Non abbiamo voluto fare una raccolta, una testimonian- za, un racconto, un’accusa, no, avremmo potuto raccogliere centinaia di storie che abbiamo pubblicato, ma abbiamo pensato che di parole ne hanno scritte tutti troppo.
Chi invece di parole non ne ha scritte, né pronunciate, è chi è andato in cielo in mezzo al silenzio, senza un saluto. E così abbiamo deciso di fare parlare loro. Centinaia e centinaia di ricordi, senza piangersi addosso, pezzi di vita, aneddoti, sorrisi, raccontati da chi questa gente l’ha vissuta e conosciuta. Abbia- mo raccolto tutti i ricordi che ci sono arrivati in questi mesi.
Ne è uscito uno Spoon River per ricordare chi non ha potuto nemmeno essere salutato con un funerale. Lo abbiamo fatto così, come fosse un saluto tra amici, alternato a centinaia di aforismi, alcuni inediti.