LEFFE – Alessia Pifferi e quella lettera dal carcere: “Vorrei poter tornare indietro a quel giorno, per riavere la mia bambina”

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Una lettera scritta dal carcere, dove Alessia Pifferi racconta tra rimpianti e paure: “”Vorrei poter tornare indietro a quel giorno per non uscire e riavere la mia bambina”, scrive. La donna in carcere con l’accusa di aver abbandonato la figlia di 18 mesi in casa per diversi giorni, fino a provocarle la morte, ha scritto una lettera dalla cella. La missiva, indirizzata al programma Quarto Grado di Rete 4, contiene alcuni ricordi della donna legati alla sua vita e al suo matrimonio e, per la prima volta, tracce di pentimento. “Ho vissuto a Milano fino al matrimonio, fino a quasi vent’anni. Poi – continua la lettera su un foglio a quadretti – sono andata in Sicilia a Palermo, perché mi sono sposata e poi sono tornata a Milano a casa mia. Quindi ho vissuto solo con il mio ex marito. Per il resto ero sempre in casa con i miei genitori o da sola”. “Ricordo che il matrimonio è stato molto bello. Mi sono spostata in municipio a Palermo, in chiesa a Milano, a Ponte Lambro”, dove ha vissuto fino all’arresto e dove è morta la piccola Diana. “In Sicilia – scrive – ero vestita con l’abito da sposa prestato da mia sorella, invece quello di Milano l’ho comprato io risparmiando. Siamo stati una famiglia normale. Abbiamo cercato di avere un figlio, che non è mai arrivato”. Poi la 37ennne spiega il suo pensiero sui figli, smentendo affermazioni girate nelle settimane precedenti. “Io non ho mai detto che mia figlia era un intralcio nella mia vita. Vorrei proprio sapere chi l’ha detto e perché. Io ho semplicemente detto che è molto più difficile fare una propria vita con un figlio piccolo, ancora di più essendo una ragazza madre”. …

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