LA STORIA – CASTIONE, ROVETTA, CASTRO – Luigi e Gigliola, l’amore nato a Castione una vita a gestire il “Vulcano” di Castro

865

Era la Pasquetta di 70 anni fa. Comincia così la storia che vi raccontiamo. Comincia in quel 1952 in un bar di Dorga, continua a Castione, scende a Rovetta e finisce a Castro. Che poi non è nemmeno finita, i due protagonisti sono qui, sulla grande terrazza sopra il “Vulcano”, che detto così, per i nesci, sembra uno scenario apocalittico. “Vulcano” è il nome del famoso locale in riva al lago, a Castro. Il lago stamattina è inquieto, mosso dal “vét”, il vento del mattino, prima che arrivi l’Ora. 

Luigi Rossi chiamato Gino sta per compiere 89 anni (il 21 giugno) ma è orgoglioso quando gli si dice che ne dimostra almeno dieci in meno, anche più di dieci, è pimpante e pronto a rievocare ogni passaggio del tempo, prendendo di tanto in tanto la mano della moglie, Gigliola Ferrari, che… “sono più giovane di lui”, rivendica sorridendo (compirà 88 anni ad agosto).

Quel giorno di 70 anni fa Luigi era salito con amici alla “Cantoniera” come tutti chiamavano il Passo della Presolana, che segna il confine con la Val di Scalve (veramente è confine tra tre Comuni, Angolo, Castione e Colere, e due Province, Bergamo e Brescia).

Ma alla Cantoniera quel giorno ci si annoiava, “e allora siamo scesi a Dorga e siamo entrati in un bar. Qui c’era un mio amico seduto a un tavolo in compagnia di sei o sette ragazze. Mi ha chiamato, Gino, viene a sederti con noi, che sono l’unico maschio con troppe ragazze. Ecco, mi sono seduto e lì ho visto per la prima volta Gigliola. E mi è bastato…”. 

Luigi e Gigliola abitavano a Castione, a pochi metri di distanza l’uno dall’altra, ma “non ci eravamo mai visti veramente. Quello stesso pomeriggio sono passato sotto casa di Gigliola e ho visto suo padre, ol barbér, e ho trovato la scusa di chiedergli se gli era rimasto un pezzetto di schisada. Lui, che non sapeva nulla dell’incontro che avevo avuto con sua figlia, mi ha detto di salire in casa. E allora sono salito. Sono cominciati così sette anni di fidanzamento. Andavo in casa sua e sua mamma era sempre presente, fingeva di leggere un libro. Un giorno mi sono accorto che era una scusa, perché ho guardato e le ho detto, guardi che il libro così non può leggerlo, è a rovescio. Tanto per far capire come andavano le cose a quei tempi. Toccarla? Una volta le ho toccato il seno e per poco non mi prendo una sberla…

SUL NUMERO IN EDICOLA DA VENERDI’ 3 GIUGNO

pubblicità