La Valle di Scalve è un piccolo angolo di paradiso incastonato tra le montagne, ricco di risorse naturali che molti ci invidiano. È un territorio che meriterebbe di essere valorizzato con intelligenza e visione, ma troppo spesso si trova imbrigliato in logiche burocratiche e campanilistiche che penalizzano proprio chi qui ci vive tutto l’anno.
Un esempio emblematico è la questione del pagamento della sosta. In tutta la Valle, infatti, anche gli Scalvini – persone nate e cresciute in questi luoghi – sono costretti a pagare il parcheggio per poter semplicemente fare una passeggiata o un trekking nel loro territorio.
Un’assurdità che grida al paradosso. Se è comprensibile e giustificabile chiedere un contributo ai turisti che visitano la Valle, risulta invece incomprensibile – e profondamente ingiusto – far pagare i residenti per muoversi nel proprio territorio.
È come se, nella propria casa, ci si dovesse fare il biglietto per accedere al salotto. Questa situazione nasce da una mancanza di coordinamento tra i vari Comuni della Valle e da una gestione frammentata che risponde più a logiche di cassa che di comunità.
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