Verrà la morte e ti costerà i tuoi occhi

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    QUANDO IL CARO ESTINTO COSTA CARISSIMO

    Si paga a rate. Anche il funerale, sono sempre di più le persone che chiedono di pagare il funerale dei propri cari a rate. Le ultime statistiche parlano di circa il 10% con punte del 20% nelle grandi città. E le statistiche dicono che è Genova la città dove si rateizza di più il funerale, siamo al 40% di richieste. Forse per i prezzi alti dei funerali sono in vertiginoso aumento le cremazioni, il costo medio è di circa 300 euro, ma alcuni Comuni per i residenti la fanno gratis, proprio per il problema degli spazi. Ma facciamo quattro conti. Quanto costa morire? L’iter comincia giusto quando si esala l’ultimo respiro e se si muore in casa si comincia a pagare una tassa per il rilascio del certificato di decesso preparato dall’ufficiale sanitario dell’Asl, 35 euro + 1 euro di bollettino postale. C’è anche il diritto fisso sul decreto di trasporto che è di 58 euro + 2 o 3 marche da bollo da 14,62 euro, che chiedono i Comuni in cui è avvenuto il decesso. Solitamente le pratiche le sbrigano le imprese di onoranze funebri. Ma c’è anche il business dell’elettro-illuminazione votiva che è una vera e propria tassa occulta sul morto perché le lampadine sono a bassa tensione e anche nel caso di sostituzione non si dovrebbe spendere, tariffe alla mano, più di un euro e invece le società private che gestiscono gli appalti incassano mediamente 16-17 euro. E il costo dei funerali cambia a seconda della città in cui si muore. Tenendo come livello di riferimento un servizio medio compreso con ‘bara in legno di noce’ e ‘imbottitura del feretro in raso’ un’indagine ha dimostrato che Milano è la città dove il funerale costa di più, una media di 5 mila euro, al secondo posto Torino che sfora i 4.500. Dove si paga meno è Lecce, con poco più di 1.500 euro si passa a miglior vita. Per chi proprio di soldi non ne ha ci si può rivolgere al Comune e qui il costo si riduce di molto, con 1600 euro si trova tutto. Nell’indagine non sono comprese le tasse cimiteriali che vanno da un minimo di 100 a un massimo di 300 euro e il costo del marmista. I prezzi sono più bassi in città e più alti in provincia e le medie vengono fatte tenendo conto del funerale medio che comprende: cassa in larice medio o legno di noce, imbottitura di rasi, addobbi che consistono in tavolino e coccarda, vestizione salma, targhetta metallica, cofano di fori, trasporto in ambito comunale. Il costo sale o scende a seconda poi di che tipo di legno si sceglie per la cassa, abete, larice, mogano, noce, ecc, o degli accessori. In caso di cremazione c’è il costo aggiuntivo dell’urna, nel caso di tumulazione c’è il costo in più dello zinco. E poi c’è da tenere d’occhio la spesa dei manifesti murali. In alcuni casi c’è anche il costo della sala del commiato. Il giro d’affari annuo delle onoranze funebri è pari 3,5 miliardi di euro, e il prezzo medio va dai 1900 ai 4000 euro ma si può arrivare anche a 10.000 euro. Andiamo nel dettaglio: per i servizi vari (trasporto in carro funebre, documenti per sepoltura, composizione salma, chiusura e sigillatura del feretro) si spende dagli 800 ai 1200 euro, per una bara compresa di accessori dai 500 ai 1500 euro, per le corone di fori dai 100 ai 200 euro, per un cuscino dai 70 ai 250 euro. Per i fori per il feretro dai 100 ai 200 euro, per le partecipazioni dai 50 ai 100 euro, per gli avvisi mortuari dai 200 ai 400 euro, per il sacerdote officiante dai 50 ai 150 euro. La spesa per il funerale si abbatte di circa il 50% se le onoranze vengono organizzate dai servizi cimiteriali del comune di residenza del defunto. Il costo di un funerale invece si impenna, e può arrivare fino a superare quota 10.000 euro, se si scelgono bare extra lusso con finiture in oro, carro funebre con carro a cavalli, pranzo o cena per i parenti, e perfino figuranti con il compito di… piangere durante le celebrazioni e il corteo funebre. E sul caso del racket relativo al caro estinto, in base alle stime del Codacons, l’85% delle famiglie cui viene proposto un funerale pochi minuti dopo la morte di un proprio caro, accetta immediatamente le offerte delle agenzie funebri senza confrontare le tariffe praticate da altri operatori. Insomma per i morti non si bada a spese.

    LA CREMAZIONE IN LOMBARDIA DAL 2004 E’ POSSIBILE. LA CHIESA CATTOLICA HA TOLTO LA… SCOMUNICA

    Spandete le mie ceneri in giardino o tenetevi la mia urna sul comodino

    Morire si muore sempre… allo stesso modo, cambia invece il metodo del trattamento del defunto. In vertiginoso aumento la cremazione che, di per sé è un rito antichissimo, in Asia è una consuetudine inalterata da millenni. In Europa invece lo era migliaia di anni fa, poi il buio e adesso il ritorno. Presso i Greci e i Romani l’importanza del rito faceva sì che fosse riservata alle persone più nobili e famose. Poi con l’ascesa del cristianesimo e poi dell’islamismo era sparita e aveva preso piede la sepoltura. Solo negli ultimi secoli si è tornati a parlare di cremazione nel mondo occidentale, nel 1822 il corpo del poeta Shelley fu bruciato sulla spiaggia di Viareggio. Il primo di una lunga battaglia che ha portato alla nascita delle prime società per la cremazione. Nel 1963 la Chiesa cattolica ha abolito il divieto di farsi cremare, prima per chi lo faceva c’era la scomunica (legata al concetto di “resurrezione della carne”. Se non c’è più la carne come si risorge? In realtà anche la sepoltura “polverizza” il corpo). crisi degli spazi che già hanno costretto molti Comuni ad accorciare i tempi di “concessione” dei loculi. Ma la media italiana rimane bassa, il 10%. Il ritardo è dovuto soprattutto all’assenza di strutture attrezzate, presenti in una quarantina di province. Ma a Milano le cremazioni hanno superato le sepolture. E così è arrivata anche la legge sulla cremazione, 1987/1990, ma mancavano alcune norme, soprattutto in merito alla dispersione delle ceneri e così il Parlamento l’ha aggiornata con una nuova legge del marzo 2001, è caduto l’obbligo di conservare le ceneri nei cimiteri e possono essere consegnate direttamente ai familiari. La dispersione può essere effettuata in spazi aperti (mare, bosco, montagna, campagna…) in aree private, oppure in spazi riservati all’interno dei cimiteri, non potrà però avvenire all’interno dei centri urbani. Ed è anche possibile portarsi l’urna in casa, basta che vi sia riportato il nome del defunto. E la nuova legge dà anche indicazioni alle amministrazioni locali per costruire crematori e istituisce il divieto di trarre lucro dalla dispersione delle ceneri. Ma come sempre c’è l’inghippo, la nuova legge attribuiva al Ministro della sanità il compito di provvedere alla modifica del regolamento di polizia mortuaria per disciplinare la dispersione delle ceneri ma i governi che si sono succeduti da allora non hanno fatto nulla per ottemperare a quanto richiesto dalla legge. Il Consiglio dei Ministri, su proposta dell’allora ministro della salute, Sirchia, nella riunione del 19 giugno 2003 decise finalmente di presentare un disegno di legge per disciplinare le attività in materia funeraria, che regolamentava anche la dispersione delle ceneri. In seguito il testo è stato presentato in Parlamento per la discussione. Nel febbraio 2005 la Camera ha approvato il progetto, tuttavia mai ratificato dal Senato perché è finita la legislatura e da allora non ci sono state novità. Ma la Regione Lombardia ha nel frattempo approvato la sua legge sui problemi cimiteriali, così come la Toscana, l’Emilia Romagna, la Liguria e altre ancora. Dal 14 febbraio 2004 in Lombardia è possibile disperdere le ceneri in natura oppure affidarle a qualche parente per la conservazione al proprio domicilio, così hanno fatto anche altre Regioni, insomma ognuno fa da sé. E cosa deve fare una persona per assicurarsi che una volta morta venga cremata? Ci si può iscrivere a una società per la cremazione che curerà l’esecuzione delle volontà dell’iscritto e la farà valere anche in caso di familiari contrari. Stanno crescendo come funghi le società per la Cremazione che provvedono a sistemare tutta la parte burocratica e assistono i parenti. Le SOCREM (si chiamano così le società) raccolgono e gestiscono le volontà dei soci di disperdere in natura o di affidare a terzi la conservazione delle proprie ceneri. Il costo di iscrizione è di 25 euro e la quota di rinnovo è di 12 euro per un massimo di 25 anni. Insomma possiamo immaginarci un futuro sulla mensola del… nipotino.

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