Roma senza Papa e i sergenti della Fede

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    Una delle poche cose sicure della vita è (era) che “morto un Papa se ne fa sempre
    un altro”. Stavolta le cose sono andate diversamente. Giovedì 28 febbraio, quando
    Joseph Ratzinger dismetterà i panni di Benedetto XVI e partirà alla volta di Castel
    Gandolfo, Roma rimarrà senza Papa per alcune settimane, come le è capitato molte
    volte in questi 20 secoli. A un certo punto però di Papi ce ne saranno addirittura due,
    che vivranno a poche centinaia di metri di distanza. Nel Palazzo Apostolico ci sarà il
    Papa, il vescovo di Roma, che guiderà la Chiesa nei prossimi anni; nel monastero di
    clausura ci sarà il Papa emerito o, più correttamente, il vescovo emerito di Roma.
    Una situazione nuova, come profuma di nuovo tutto ciò che sta accadendo.
    Nuovo e antico, rinnovamento e tradizione, nella Chiesa c’è sempre stato spazio
    sia per l’uno che per l’altro. In attesa di conoscere il nuovo Pontefce (augurandogli
    di essere giudicato per ciò che farà e dirà e non etichettato a priori come è capitato
    a Benedetto XVI), abbiamo voluto sentire i “sergenti della fede”, i parroci, coloro che
    portano la carretta e stanno sul territorio a stretto contatto con la gente.

    VERTOVA

    Don Giovanni Bosio “Vorrei un Papa che annunci il Vangelo di speranza”

    “Quando Benedetto XVI è stato eletto ha dichiarato subito di essere un umile servitore della vigna e quindi quando non è più riuscito ad essere un servitore ha deciso di farsi da parte, tutto qui, la trovo umanamente molto forte questa decisione”. Don Giovanni Bosio non ci gira tanto intorno. Anche perché… “Benedetto XVI è sempre stato un fne teologo e ha voluto introdurre anche questa possibilità, quella di lasciare quando si ritiene di non essere più in grado di servire. E io le sue dimissioni le vedo come il voler dare nuove possibilità alla Chiesa”. In un certo senso è come per i parroci, dimissioni a 75 anni… “Le dimissioni a 75 anni dei parroci devono dipendere dalla persona, se uno se la sente può andare avanti. Credo comunque che la Chiesa debba favorire la fraternità sacerdotale poi se un prete ritiene di poter dare ancora qualcosa, di star bene la Chiesa può ascoltare le proposte e andare avanti su quella linea”. Voi “caporali-sergenti” dell’esercito di Cristo non vi sentite abbandonati quando il Generale se ne va? “Se dovessimo guardare i sergenti avremmo già perso in partenza, ma per noi è diverso, ci affdiamo a Lui, sempre e soltanto a Lui, i sergenti a volte creano problemi in tutti i campi ma noi siamo fortunati perché abbiamo chi non ci abbandona mai”. Di che Papa ha bisogno la Chiesa militante? “Vorrei un Papa che sappia annunciare il Vangelo al mondo di oggi, che lo annunci per quello che è, una vera speranza, non un divieto. E non è facile, spero che lo Spirito Santo lo sappia dare al mondo perché il Vangelo è davvero la cosa più bella che c’è”.

    Vilminore

    Don Francesco Sonzogni

    “Auspico un Papa coraggiosamente fermo sulla dottrina”

    “La prima reazione? Di dispiacere, in senso affettivo. Anche se era una fgura fsicamente lontana si è creato in me un “affetto personale” nel senso emotivo del termine”. Don Francesco Sonzogni, arciprete di Vilminore di Scalve parla della “fatica dell’animo” che ha indotto Benedetto XVI ad abdicare, oltre ai motivi di salute “che spero non siano estremi”. Ma sottolinea il gesto, “nessuno, in tempi moderni, se così si può dire, era arrivato a tanto, pur essendo previsto dal Diritto Canonico. Un gesto che è stato, come ha detto il Papa, ‘ripetutamente esaminato davanti a Dio’ insomma preso in piena coscienza, con una decisione rifettuta e sofferta”. Anche voi parroci dovete rinunciare, ma per una decisione altrui, a 75 anni dovete presentare le dimissioni e c’è carenza di preti. “Si devono obbligatoriamente presentare le dimissioni ma il vescovo può chiedere una proroga. E comunque preti restiamo, sempre; possono collaborare con i nuovi responsabili della parrocchia. Insomma c’è un parroco in meno ma il conto dei preti torna…”. Di che Papa sentite il bisogno, voi “caporali” dell’esercito di Cristo che siete militanti sul territorio? “Di un Papa coraggioso: cioè coraggiosamente fermo nella dottrina. Il Vangelo si apre già a particolari questioni individuali che spesso i credenti non conoscono e giudicano in maniera sbagliata. Di un pastore che conosca il suo gregge, che sia aperto alle nuove tecniche, guidi in merito alle nuove questioni connesse. Di un pastore, come è nelle Scritture, che sappia rallentare il passo quando serve, prendere in braccio gli agnelli se occorre, ma vada comunque nella direzione indicata dal Signore”.

    MONASTEROLO

    Don Gianfranco Brena

    “Un Papa che, nella continuità, sappia rinnovare la Chiesa”

    Come ha vissuto le dimissioni del Papa? Don Gianfranco Brena, prevosto di Monasterolo, si dice stupito, un po’ come tutti. “Come per tutti gli altri, si è trattata di una grande sorpresa, non me lo sarei mai aspettato” Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: due modi diversi di terminare il pontifcato. “Sì, questo è dovuto alla differenza di personalità, di carattere tra i due. Sono entrambe scelte rispettabili. Wojtyla ha voluto rimanere Papa fno alla fne, anche nella malattia. Ratzinger ha invece fatto un altro discorso. Ce l’ha spiegato lui stesso: ‘Non sono più in grado di guidare al meglio la Chiesa e lascio il testimone ad un altro che abbia più forza’. Lui conosce bene la grande complessità di questo mondo, non che prima non ci fossero i problemi, quelli non sono mai mancati”. Fra un mese avremo un nuovo Papa, cosa si aspetta da lui? “Io vorrei un Papa che, pur nella continuità con i suoi predecessori, sappia rinnovare la Chiesa. Vorrei che, tra i cardinali, ne venisse eletto uno come Martini, ma i papabili di cui si parla sono piuttosto tradizionali. Poi, per carità, anche Papa a Giovanni era molto tradizionale e si è poi visto cosa ha fatto!”

    Lovere

    Mons. Giacomo Bulgari “Un Papa che abbia coraggio e amore nell’annunciare la verità

    La prima reazione alla notizia. “Sorpresa e stupore. Ma fno a un certo punto, da qualche tempo lo vedevo molto provato. E’ comunque un gesto di grande responsabilità, un uomo di Dio”. Mons. Giacomo Bulgari, parroco di Lovere, Diocesi di Brescia, è il prete dalle parole sapienti, le sue omelie sono pesate dai loveresi, palati e orecchie esigenti, feri del loro monsignore. Parlare di “responsabilità” di fronte a un’abdicazione non è contraddittorio? “Non è una fuga, ripeto, è un atto di responsabilità, non ci sentiamo traditi, non ci sentiamo abbandonati. Il Capo della Chiesa è Cristo, noi siamo ministri, strumenti al suo servizio, e quando siamo impediti dal limite, è un atto di responsabilità lasciare che altri lo svolgano al meglio”. Atto di responsabilità che voi parroci avete con il limite dei 75 anni e le conseguenti dimissioni. “E’ la logica dello spirito di servizio più profondo. Sì, sono le rinunce per amore. Ammiro Papa Wojtyla e il suo carisma. Ma qui siamo in presenza di un carisma diverso, con un gesto di vera libertà”. E che qualità dovrà avere il nuovo Papa per rispondere al cambiamento del mondo che ha indotto Benedetto XVI alla rinuncia per mancanza di forze nell’affrontare i cambiamenti? “Lo Spirito Santo in questi anni ha ispirato scelte adatte al momento. Il nuovo sarà il 7° Papa per me, e c’è un flo d’oro che ha collegato Papi diversi adatti al tempo. Adesso avremo un Papa che saprà affrontare le sfde di questo tempo; che con coraggio e amore annunci la verità, nel dialogo con tutti gli uomini, accettandone le diversità e affrontando la secolarizzazione, senza paura; la verità ha il suo fascino; si può mettere in conto anche il rifuto, ma resta il fascino della verità che si fa strada nel cuore degli uomini”.

    Clusone

    Mons. Giuliano Borlini “Lo Spirito Santo darà un colpo di reni alla sua Chiesa”

    “All’inizio ho provato sorpresa e incredulità. Perché il pensiero generale che avevamo tutti era per un Papa a vita. Ma con questo atto si è dimostrato una persona grande e ammirevole che ha preso atto realisticamente delle condizioni in cui si trova e di non essere in grado di continuare”. Mons. Giuliano Borlini, arciprete di Clusone, aggiunge subito: “Ma non è un gettare la spugna, anzi, è una conferma che la parola di Dio è affdata alla fragilità dell’uomo. Chi è alla guida della Chiesa è testimone per la sua fede ma anche per la sua umanità, ed è un conforto per i fedeli, per i preti conoscere che nei momenti diffcili anche il Capo della Chiesa soffre, e perciò nessuno è un superuomo. Ma la Chiesa va avanti, indipendentemente da chi la guida”. Del resto la regola dei 75 anni come limite massimo è già in vigore per i parroci. “Ed è una regola sapientissima… non si tratta di rinuncia, nel ministero iniziato intorno ai 25 anni e vissuto fno ai 75, uno ha dato tutto, ora si lascia spazio ai più giovani, a chi ha più forze”. Veramente gli spazi ci sono, anche troppi, le parrocchie vengono accorpate anche per mancanza di preti. “Infatti c’è una discussione sul ruolo che possono avere i preti anziani”. Di che Papa ha bisogno oggi la Chiesa? “Tutti sottolineano gli aspetti molto forti di un Papa, io credo che oggi la Chiesa abbia decisamente bisogno di tornare alle origini. Non può essere solo un sogno quello di rimarcare i quattro aspetti fondamentali, l’annuncio della parola, l’eucaristia (e quindi i sacramenti), la preghiera e il vivere fraternamente, tornare al Vangelo, a Gesù che non aveva dove posare il capo. Sto parlando di una povertà nello spirito. La Chiesa ha avuto svolte fondamentali quando sono apparse persone plasmate da quello spirito, penso a S. Francesco, S. Caterina da Siena, al santo Curato d’Ars…”. Un Papa povero, che, come dice Don Gallo, sposti la sua sede ad Assisi? “Non sto parlando tanto delle cose materiali, sto pensando allo spirito. E lo Spirito Santo c’è. Avremo delle sorprese molto belle e interessanti, vedrete, lo Spirito Santo darà un colpo di reni alla sua Chiesa, e ciò sarà nella sofferenza, non tra gli applausi, ma farà bene alla Chiesa.

    Gandellino

    Don Giuseppe Merlini: “Un Papa che parli semplice e confermi la fede”

    Alta valle, parroco di Gromo S. Marino e Gandellino, Vicario locale. Don Giuseppe Merlini come tutti sorpreso dalla decisione del Papa: “Scelta coraggiosa. No, non ci sentiamo abbandonati anche perché, detto tra virgolette, noi abbiamo un punto di riferimento nel nostro Vescovo Beschi. Credo che le ragioni di salute siano fondate, la Chiesa è perseguitata, è vero che le guerre derivano da altri interessi, ma prendono spunto dalla religione, stanno aumentando le persecuzioni dei Cristiani e il Papa avrebbe voluto essere presente, andare in Medio Oriente e in Africa là dove ci sono i nuovi martiri della Chiesa. Ed era programmata anche la giornata della gioventù. Ha misurato le sue forze e ha preso atto di non averne a suffcienza. Anche nell’ultimo Concistoro ha nominato cardinali giovani, credo sia un’indicazione per la fgura del nuovo Papa”. E di che Papa avrebbe bisogno la Chiesa? “Di un Papa che fa sentire la sua vicinanza, che entra nel cuore della gente con parole semplici, che confermi la fede nell’anno dedicato proprio alla fede e riaffermi il valore della pace, di fronte a troppe guerre. Ma che questo Papa fosse amato è testimoniato dalla folla che in questi giorni gli sta testimoniando il suo affetto.

    Sovere

    Don Fiorenzo Rossi “Un esempio di libertà interiore e di amore per la Chiesa”

    La notizia della rinuncia del Santo Padre a continuare il suo “mandato” di pastore della Chiesa universale ha colto tutti di sorpresa. La sua è una decisione che lascia decisamente con l’animo carico di rincrescimento, ma è comunque una decisione che offre a noi tutti un esempio di profonda libertà interiore, di amore per la Chiesa e soprattutto di umiltà. Questo gesto del Santo Padre apre sicuramente una fase di rinnovamento nella Chiesa; è soprattutto una lezione di umiltà che sta bene anche all’interno della Chiesa e farà del bene alla Chiesa. Non posso dire che il gesto del Papa sia un gesto di coraggio, preferisco defnirlo un gesto di grande saggezza. Il tenere conto dei limiti dell’uomo è la cosa più bella. Il suo gesto è un insegnamento contro l’onnipotenza dell’uomo. L’uomo ha dei limiti e quando li riconosce diventa veramente grande. Il futuro ? C’è una frenetica corsa ai pronostici. Andrebbe bene questo piuttosto di quest’altro. Andrebbe bene un Papa nero o uno giallo. La Chiesa è universale e non solo italiana o europea. L’universalità è il fondamento dell’essere cattolico e la cattolicità si esprime anche con l’elezione di un nuovo pontefce… I pronostici e la ricerca del Papabili è il lavoro dei giornalisti e dei mass-media. Noi cattolici dovremmo imparare (non solo in questi giorni ma sempre) a pregare un po’ di più lo Spirito Santo che anche nell’elezione del nuovo Papa ha un compito importante, non vi pare?

    Catro

    Don Giuseppe Azzola “Una grande lezione di fede, umiltà e saggezza”

    Don Giuseppe Azzola giovane (è del 1970) parroco di Castro dal 2011, una voce di un prete giovane quindi. La prima impressione: “Che sia vecchio mi pare evidente, ma è altrettanto evidente che è molto molto saggio e con una grande fede e umiltà! L’ho sempre ritenuto un grande papa e questo gesto lo conferma ancora di più! Che bello pensare di essere a servizio per quello che si può, con le proprie capacità e forze… invece di trovarsi sempre di fronte alle pretese di tutti di essere sempre il più bravo, infallibile, impeccabile… in tutti i campi! La sua è certamente una grande lezione per tutti!”. Per i preti vale la regola dei 75 anni, quando devono dare le dimissioni. E’ giusta? “Si, dipende dalla volontà dello stesso… sempre in obbedienza al Vescovo e non perché si è attaccati ad un incarico… anche qui il papa insegna!”. Se il “generale” va in pensione, non vi sentite in un certo senso abbandonati? “Assolutamente no! Innanzitutto tutti siamo di Cristo e lo Spirito Santo, che guida la Chiesa, ha dimostrato ancora una volta di essere presente anche in scelte diffcili come quella di Benedetto XVI. Io mi sento orgoglioso di questa scelta e di aver avuto un papa così!”. Voi conoscete i bisogni dei fedeli, delle parrocchie, della Chiesa militante. Che qualità dovrebbe avere il nuovo Papa? “Mi fdo dello Spirito Santo… ha sempre fatto grandi cose anche nella scelta dei Papi! Le caratteristiche che dovrebbe avere il prossimo papa le scoprirò quando vedrò le caratteristiche di chi sarà eletto!

    Torre Boldone

    Mons. Leone Lussana

    “Sopra i generali c’è sempre Uno che dà continuità…”

    Il Papa ha abdicato. Vecchio, malato, stanco, deluso? Cosa ne pensa? “Ha fatto la Sua scelta, e va rispettata, una scelta di fronte a se stesso e al Padre Eterno, è la sua coscienza di fronte a Dio e solo Lui può tirare le conseguenze, ricordo quando è stato eletto, dopo papa Giovanni Paolo II, che era un vero uragano, lui si defnì subito un umile operaio della vigna del Signore. E quell’aggettivo ‘umile’ la dice lunga”. Anche i parroci si dimettono a 75 anni. Spesso controvoglia. La missione non è più a vita, ha un termine. Tutto questo nel momento di una crisi di vocazioni epocale che semmai consiglierebbe di far proseguire, magari con minori responsabilità, quella missione. “Beh, qui da noi si dimettono ma laddove di Clero non ce n’è molto non si dimettono, sono comunque scelte che si possono rivedere perché tutto dipende dalla persona e non dall’età. Mi spiego: Giovanni Paolo II nonostante la salute ha deciso di andare avanti, Benedetto XVI no, quindi è giusto che si possano fare delle scelte aldilà dell’età singola, perché dietro ogni età c’è una persona”. Voi siete i caporali dell’esercito di Cristo. Ma se il generale va in pensione, vi sentite abbandonati e traditi? “Assolutamente no, perché sopra il generale c’è qualcuno di molto più alto che ci dà sempre la giusta continuità”. Voi siete sul campo, sapete di cosa ha bisogno la Chiesa militante. Il Papa nell’abbandonare ha fatto capire di non essere all’altezza per affrontare i cambiamenti del mondo. Che qualità dovrebbe avere il nuovo Papa per ridare vigore alla Chiesa? “Cercare di essere all’altezza del vangelo, vanno bene uomini di cultura, pastori, uomini del tempo, ma alla fne bisogna essere MONASTEROLO fedeli al vangelo, questo chiediamo”.

    CENE

    “Ammiro il gesto che apre una grande strada per la Chiesa”

    Don Camillo Brescianini, prevosto di Cene, è serafco come al solito. “Cosa posso dire sulle dimissioni del Papa? Posso dire che lo ammiro, ammiro questo suo gesto umile. Ci trovo un messaggio veramente bello che mette in risalto quello che è il vero concetto di autorità nella Chiesa. Chi ricopre un incarico di responsabilità, nella Chiesa ma anche nel mondo laico, deve lavorare al servizio degli altri e non semplicemente occupare una poltrona. Autorità come servizio e non come esercizio del potere. Il Papa, lasciando il suo incarico perché sente di non averne più la forza, mette in risalto il senso dell’umiltà dell’uomo che, capendo che non può più portare avanti la missione che Dio gli ha affdato, si mette da parte, lasciando spazio ad un altro uomo. Per la Chiesa si tratta di una rivoluzione. “E’ una apertura in positivo, è un gesto che apre una grande strada per la Chiesa, per il futuro”. Che caratteristiche dovrebbe avere il nuovo Papa? “Lo Spirito ci darà il Papa di cui la Chiesa ha bisogno, mi fdo di Lui”.

     

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