Papa Giovanni e la bergamasca

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    Proseguiamo il racconto del rapporto dei nostri territori con Papa Giovanni XXIII. Sul numero scorso abbiamo raccontato del rapporto con Vilminore e Tavernola. Come annunciato, in questo numero ci occupiamo di Papa Roncalli e Clusone. La prima visita a Clusone del futuro Papa Roncalli è datata 1907. Da tre anni Angelo Giuseppe Roncalli era prete, da due anni era segretario del Vescovo di Bergamo Giacomo Maria Radini Tedeschi (a Bergamo dal 1905 al 1914). Il 22 settembre 1907 è il gran giorno dell’Incoronazione della Madonna Addolorata della Chiesa del Paradiso. La grande festa comincia l’8 settembre e si conclude il 24 settembre. L’11 settembre alle 18.00 è previsto il solenne ingresso in Clusone del Vescovo Radini Tedeschi che fa coincidere la celebrazione con le prime Comunioni, le Cresime e la visita pastorale. Il Vescovo resta a Clusone per alcuni giorni con il suo segretario, Don Angelo Roncalli. Per la cerimonia dell’Incoronazione della Madonna Addolorata arriva da Milano il Card. Andrea Ferrari. Clusone è illuminata a festa. Il Monte Crosio, la piazza, la Chiesa, la parrocchiale (non ancora Basilica: lo diventerà per decisione proprio di Giovanni XXIII, come vedremo). La colonna sonora è affdata alla “Banda dell’Oratorio e di altri Corpi Musicali. Alle 10.30 il solenne pontifcale del Cardinal Ferrari attorniato da molti Vescovi. A mezzogiorno del 22 settembre 1907 la solenne Incoronazione dell’Effge venerata da secoli dai clusonesi. L’innamoramento di Don Roncalli per Clusone proseguirà negli anni a seguire. La vicenda degli alberghi di Groppino e del progetto di ricavarne un soggiorno estivo dei seminaristi la raccontiamo a parte. La memoria delle visite del futuro Papa a Clusone la affdiamo a Don Nicola Morali, che fno a tre anni fa era cappellano del Santuario del Paradiso. Don Nicola è a Clusone dal 1951. Per dieci anni è stato Direttore dell’Oratorio, poi alla chiesa del Paradiso. Ha scritto numerosi volumi su Clusone, è stata anche la coscienza critica della città baradella, con alterna fortuna, troppo spesso inascoltato. “Da segretario del Vescovo Radini Tedeschi, don Angelo Roncalli è venuto molto spesso a Clusone quale incaricato a seguire le pendenze in atto tra i vari Enti di Culto e le Fabbricerie Parrocchiali della Diocesi, con la Prefettura organo di controllo. Venne frequentemente a Clusone per incontrare il Notaio Giacomo Pellegrini, il padre del futuro sindaco di Clusone avv. Giuseppe Pellegrini. Come Sub-Economo della SottoPrefettura di Clusone e grande organizzatore amministrativo, lo aiutò a risolvere molte situazioni intricate. Gli conservò sempre una affettuosa e riconoscente memoria. Anche da Vescovo e Cardinale, tornando a Clusone, si faceva accompagnare al Cimitero per una preghiera sulla sua tomba nella Cappella della famiglia Pellegrini. Anche da Vescovo, l’estate veniva a Clusone, aveva un appartamentino su al Seminario dove si incontrava con Mons. Adriano Bernareggi (Vescovo di Bergamo dal 1936 al 1953 – n.d.r.). In quei soggiorni lo si poteva incontrare per le strade di Clusone. Venne anche per ricerche nell’archivio parrocchiale, e nell’occasione suggerì all’Arciprete Don Mariano Spada una diversa sistemazione. L’anno seguente, credo fosse il 1956, tornò ad inaugurare il rifacimento”. Nella Chiesa del Paradiso in attesa del restauro del Crocifsso, sull’altare di sinistra entrando dal fondo, provvisoriamente c’è un quadro raffgurante proprio il Beato Papa Giovanni, con una fla di ceri votivi accesi. “A Clusone venne ancora per benedire la chiesetta di S. Rita, fatta costruire sul colle Bìrzem tra Clusone e Rovetta dalla famiglia Pagani. E un’altra occasione delle sue visite a Clusone è stata quella della malattia dell’On. Tarcisio Pacati che era ricoverato nella clinica Cassinelli (situata presso l’ex Ospedale S. Biagio – n.d.r.). Mons. Roncalli venne a trovarlo durante la sua lunga malattia”. E diventato Papa, Roncalli non dimentica Clusone. “E’ Papa Giovanni che conferisce alla parrocchiale Plebana di Clusone il titolo di Basilica e contemporaneamente la dignità di Prelato di Sua Santità all’arciprete pro tempore. Titolo che è legato alla parrocchia, infatti l’arciprete lasciando la carica perde anche il titolo”. Questo a sottolineare che l’onore era per la città di Clusone e la sua Basilica. “E alla Chiesa del Paradiso ha donato un Ostensorio di stile gotico”. Ed è stato un artista di Clusone, Attilio Nani a realizzare la Tiara. “Anche qui, fu Giovanni XXIII a suggerire i temi, volle i gigli che richiamavano Santa Grata, la santa di Bergamo. La tiara adesso è conservata nel Duomo di Bergamo”. Abbiamo lasciato in sordina il grande avvenimento del 1957, quando il Card. Roncalli torna a Clusone, dopo mezzo secolo, per il 50° dell’Incoronazione a cui aveva assistito da giovane Segretario del Vescovo Radini Tedeschi. La ricorrenza fu preparata da un settenario di preghiera e rifessione, durante il quale Mons. Giuseppe Piazzi (Vescovo di Bergamo dal 1953 al 1963) presiedette una Eucaristia. La domenica 22 settembre alle ore 10.00 il Card. Roncalli, Patriarca di Venezia, celebrò il solenne Pontifcale, durante il quale tenne una densa omelia storico-celebrativa, conclusa con una commovente invocazione alla Vergine Addolorata del Paradiso. Questa sua ultima venuta a Clusone, l’anno precedente l’elezione a Pontefce, è ricordata dall’affresco-pompeiano eseguito sull’angolare parete del sagrato dall’artista Claudio Nani. Come abbiamo scritto sul numero scorso tra Piazzi e Roncalli non correva proprio uno spirito di simpatia (eufemismo). Si racconta che al momento dell’habemus Papam che annunciava l’elezione di Giovanni XXIII, Mons. Piazzi, che in Curia seguiva per radio l’annuncio del protodiacono Card. Nicola Canali, forse ingannato dal nome nell’annuncio, Josephum (ma evidentemente gli era sfuggito il nome che lo precedeva, Angelum), si mise a battere le mani dicendo a voce alta “E’ Siri, è Siri…”. Mons. Piazzi era un fautore dell’elezione del Cardinale di Genova Giuseppe Siri (arcivescovo di Genova dal 1946. Morì il 2 maggio 1989). Che veniva dato come favorito dall’ala più conservatrice in Conclave, guidata dal Card. Cicognani “per continuare il Pontifcato di Pio XII”. Poi si optò su un “Papa di transizione”. Previsione sbagliata non per i tempi (5 anni di Pontifcato) ma per le innovazioni, le encicliche e il Concilio. Ma Papa Giovanni, dimostrando signorilità, lo nominerà addirittura, il 12 ottobre 1959, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, non certo un contentino. Tra Roncalli e Piazzi, come abbiamo raccontato, ci fu anche la questione del Seminario da ricostruire: Papa Giovanni lo volle ricostruita sul Colle S. Giovanni, mentre il Vescovo Piazzi lo voleva fuori dalle mura. Don Morali conclude con una nota di colore. “Il pranzo dopo la cerimonia per il 50° dell’Incoronazione, nel 1957, si tenne nell’antico refettorio del Collegio Angelo Maj. Tra me e il cardinale c’era il dott. Luigi Conti che al tempo era direttore sanitario dell’Ospedale S. Biagio. Durante il pranzo il primario si piegò verso di me e commentò: ‘Durerà a lungo perché è una buona forchetta”. Il che richiama le battute di spirito che da Papa fece sull’uso della sedia gestatoria che non amava, in quanto diceva che essendo “grasso” (non usava eufemismi) temeva sempre di cadere. “Clusone con una folta delegazione guidata dall’arciprete Mons. Mariano Spada, andò poi a ringraziare Papa Giovanni per l’onore fatto alla propria parrocchia, e furono ricevuti in udienza dal Papa”. Era la primavera del 1959. I “coscritti” del 1939, guidati da Don Gino Valle furono ricevuti da Papa Giovanni nell’aprile del 1959. Nel gennaio 1960 il Papa ricevette la Confraternita del SS. Sacramento accompagnati dal Canonico Antonio Bonadei. Mons. Loris Capovilla il 3 settembre del 2000 consegnò all’arciprete Mons. Alessandro Recanati un “rocchetto papale” adoperato da Papa Giovanni nelle celebrazioni pontifcali.

     

    Il Card. Roncalli mi accolse a Venezia

    Sono estremamente grato e riconoscente al nostro grande Santo Papa Giovanni XXIII per avermi accolto nel suo stimatissimo seminario Patriarcale di Venezia negli anni 1954-1956 per terminare i miei studi teologici prima di essere ordinato Sacerdote da lui il 17.6.1956. Ero stato presentato al Patriarca Roncalli da Don Piero Bonicelli a Cà Maitino, un giorno quando venne in vacanza nell’estate del 1954. Ricordo che ci accolse con tanta affabilità e ci parlò di quanto era importante essere santi Sacerdoti per dare un vero aiuto alle anime affdate a noi. Di come per lui era salutare ritornare alla semplicità del suo paesello, per essere umili e semplici nell’anima per la nostra vocazione. Di come potevo fnire i miei studi, mantenendomi, visto le diffcoltà della famiglia, svolgendo per un certo periodo l’incarico di assistente ai seminaristi di Villa Fietta. E anzitutto di stare contento che di sicuro mi sarei trovato bene. Chiuse il nostro incontro facendoci guardare nel cannocchiale verso Milano perché da Cà Maitino si vedeva il duomo. Prima di rientrare a Venezia il Patriarca Roncalli venne a Tavernola a salutare Don Piero Bonicelli ma era al santuario di Cortinica come faceva ogni estate, così lo mandò a chiamare. Voleva salutare anche me però io ero appena partito, non sapendo della sua venuta. Verso i primi ottobre si aprivano le scuole perciò ero partito per Venezia. Quindici giorni dopo morì mio padre Battista e fu un grande dolore per tutta la famiglia, tutta l’estate avevamo parlato e sognato insieme la mia prima S.Messa a Venezia. Quando ritornai a Venezia nel seminario Patriarcale, Roncalli mi invitò ad andare a mangiare i gnocchi alla bergamasca nel Patriarcato, così ci andai con grande emozione. Durante il pranzo mi parlò di mio padre che dal cielo mi era molto di aiuto per la mia vocazione sacerdotale. Mi parlò del mio futuro da prete come il mio cammino spirituale doveva seguire le orme del Signore in una linea sempre più profonda di spiritualità fno alla totale donazione verso i fratelli affdati. Poi mi parlò di un sacerdote in diffcoltà che stava incoraggiando a nuove speranze, e che ora stava raggiungendo la meta. Lo salutai con il baciamano e lui mi disse che se avevo bisogno, di tenerlo informato attraverso il suo segretario Don Loris Capovilla. In quel momento sentii proprio di aver ricevuto il dono di un nuovo padre sulla terra. Ancora oggi anche Mons. Capovilla è un mio punto di riferimento spirituale. Nel 1956 fui dal Patriarca Roncalli ordinato Sacerdote con forte emozione mia e della mia famiglia.

    Mons. Roncalli e il “Seminario” di Groppino

    Nel 1913 Mons. Radini Tedeschi, Vescovo di Bergamo dal 1905 al 1914, anno della sua morte, “acquistò” gran parte dell’area di Groppino, con l’intento di realizzarvi la sede del Seminario estivo (che poi fu invece fatto costruire a Clusone, nel 1934, da Mons. Luigi Maria Marelli, vescovo dal 1915 al 1936). La prima pietra fu poi posata nel 1933 nella valle del Cadregù. In realtà fu Mons. Adriano Bernareggi (vescovo di Bergamo dal 1936 al 1953) a spostare su Clusone la realizzazione di un Seminario “minore”. Mons. Bernareggi era arrivato a Bergamo come Vescovo ausiliare di Mons. Marelli già nel 1932. Torniamo al 1913 quando “aderendo alle istanze della Congregazione dei Seminari”, Mons. Radini Tedeschi acquista gli alberghi di Groppino per realizzarvi “la villa estiva del Seminario”. Perché, c’erano “alberghi” a Groppino? Già quelli legati alle Terme, scoperte nel 1891 da un medico condotto di Villa d’Ogna, il dott. Gualteroni di Ornica. E fu proprio quel medico che fece costruire il primo albergo vicino alla sorgente di malàcc con impianto per imbottigliamento dell’acqua. Acquistò il 6 ottobre 1895 la sorgente e i terreni adiacenti dalla famiglia Legrenzi di Groppino per la cifra di 725 lire e fece costruire uno stabilimento costituendo la Società delle Terme di Valleseriana sotto la direzione del “chimico igienista” Dott. C. Giongo di Milano. Poi seguirono altri due alberghi e nel 1901 si formò la “Società Grandi Alberghi di Groppino”. Dopo l’Albergo della Fonte, l’Albergo Groppino e l’Albergo S. Antonio (ribattezzato poi Hotel Milano). Breve stagione di fortuna quella fnita nel 1906, con ripetuti passaggi di proprietà. L’impresa A. Sacchi e C. fallì, gli alberghi rimasero inutilizzati a lungo e la Società Terme di Valseriana venne sciolta il 13 dicembre 1910. Gli immobili vennero messi all’asta. Acquistò il tutto l’ing. Cav. Giuseppe Rossi per 110 mila lire. Passano tre anni e Mons. Radini Tedeschi, Vescovo di Bergamo, avvia le trattative per l’acquisto di Groppino con i tre alberghi per realizzare una residenza “montana” per il Seminario secondo le indicazioni della Congregazione Concistoriale del Vaticano. L’acquisto venne fatto sulla cifra di 70 mila lire e il 12 settembre viene frmato il rogito, superando le resistenze locali e addirittura vaticane (il Card. Agliardi, bergamasco, era contrario). Promotore di questo acquisto il segretario di Mons. Radini Tedeschi, Don Angelo Roncalli che andò anche a Roma per perorare la causa e superare gli ostacoli vaticani. Mons. Radini Tedeschi utilizzò la villa vescovile solo per poche settimane dal maggio all’agosto 1914 (morì pochi giorni dopo, il 22 agosto). E con la sua morte il progetto del nuovo Seminario a Groppino fnisce. Qui entra la storia di un ostensorio sparito, donato alla cappella del sanatorio nel maggio 1960 proprio da Papa Giovanni XXIII a ricordo del soggiorno del “suo” Vescovo Radini Tedeschi con cui aveva soggiornato nel 1914 a Groppino. Gli alberghi e le ville di Groppino furono affttate negli anni 1916-1917 da Congregazioni come i Padri Barnabiti di Lodi, da scuole milanesi e dalle Suore Sacramentine di Bergamo. La guerra complicò le cose: due alberghi furono impiegati come alloggio delle truppe militari. Poi il tutto fu venduto, nel maggio 1918, alle “Opere Antitubercolari per la città e la provincia di Bergamo”. Comincia così la storia del Sanatorio di Groppino che entrava in funzione nel febbraio 1919, anche se il nuovo Ospedale Sanatorio di Groppino venne costruito più tardi e inaugurato nel marzo 1929. Si tratta dell’attuale edifcio dell’Ospedale di Piario. E torna a Groppino nel 1933 e ancora nel 1955 e nell’agosto 1958, poco prima di essere eletto Papa. Resta il mistero di dove sia fnito l’ostensorio donato dal Papa Giovanni XXIII per la cappella del Sanatorio. Sparito, forse nemmeno mai arrivato a Groppino, magari fermatosi a Bergamo. Nessuno è stato in grado di rintracciarlo. Impresa non insormontabile visto che c’è una foto dello stesso. La Cümpagnia del Fil de Fèr di Piario con il suo fondatore Giampaolo Legrenzi, festeggiando il decennale di fondazione, il 28 ottobre 2012 ha portato su un carretto, un vero carretto d’epoca, le reliquie del Beato Giovanni XXIII nella Cappella dell’Ospedale di Groppino. Si tratta di una stola ricamata usata dal Beato e un portadocumenti con stemma papale, con scritta autentica e dedica di accompagnamento di Mons. Loris Capovilla, il segretario di papa Giovanni XXIII.

     

     

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