IL CASO – Due allevatori denunciati per avere imbottito di veleno una carcassa di cervo per avvelenare i lupi

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    (Dal numero del 4 ottobre 2024)

    “Un tentativo maldestro che non può certo essere la soluzione ai conflitti derivanti dalla presenza del lupo”: così il commento del comandante della Polizia Provinciale Matteo Copia in seguito alla scoperta recente “nell’ambito di un’operazione anti-bracconaggio riguardante i grandi carnivori e nella fattispecie il lupo”, in località Gromo S. Marino/ Ronchello di Gandellino ( ma il fatto risale alla primavera scorso) di una carcassa di cervo imbottita di veleno probabilmente per costituire un’esca per i carnivori selvatici e per provocarne la morte. “Traditi” da una fototrappola collocata in loco, sono stati denunciati due allevatori dell’Alta Valle, che dovranno rispondere del loro operato in Tribunale. Un fatto che ha suscitato ovviamente reazioni diverse e contrastanti, tanto più che la Polizia Provinciale stessa riconosce che, oltre al branco di lupi stabile a Gandellino, “è verosimile ipotizzare la presenza di un nuovo branco (sempre di pochi esemplari) formatosi tra la Val Brembana e la Valserina e di altri lupi in dispersione sul resto del territorio”. Queste alcune delle voci che abbiamo raccolto in proposito tra gli amministratori e gli abitanti dell’Alta Valle: “Se hanno tentato di avvelenare i lupi hanno fatto bene – commenta senza mezzi termini la sindaca di Gandellino Flora Fiorina -. La gente qui è esasperata, anziché cercare di contenerli e proteggere il lavoro degli allevatori e la qualità della vita degli abitanti dei nostri paesi costretti a vivere costantemente nella paura, si proteggono i grandi predatori, e questa è una cosa quanto mai indisponente e non più sopportabile. I risarcimenti per il bestiame sbranato, inoltre, non interessano agli allevatori, le autorità preposte non capiscono che con le loro bestie i pastori e i mandriani non hanno solo un rapporto economico, ma anche affettivo, atteggiamento che ho spesso osservato di persona, come l’estate scorsa quando sono salita con le mie nipotine all’alpeggio di Fontanamora e abbiamo visto la cura affettuosa che il pastore dedicava ai suoi agnellini, addirittura parlando con loro e chiamandoli per nome… E poi non oso pensare a cosa potrà succedere quest’inverno, siamo tutti molto preoccupati…”. “E’ vergognoso che si parli di bracconaggio e si discrediti e si infanghi così il paese che più degli altri ha sopportato finora una situazione insostenibile, coi lupi sempre in paese. Soprattutto è ingiusto perché per mesi e mesi abbiamo fatto tutto quello che la Polizia provinciale ci chiedeva, cioè monitorare il territorio, raccogliere tutta la documentazione possibile, foto, video, ecc…- dice un’altra signora -. Tutto lavoro che non è servito a niente…Io l’avevo previsto che questa situazione avrebbe portato la gente alla disperazione, e quando si è disperati si fanno anche cose sbagliate. Ma noi cos’altro possiamo fare? Conviverci, già…Ma non è vero che si può conviverci, il lupo non ha paura di noi, non scappa, quelli che arrivano nel mio giardino non scappano anche se gli tiro la legna dal terrazzo… Guardie forestali e polizia provinciale non sono mai intervenuti, mandavano il nostro vigile che non poteva farci niente, perché loro sono capaci solo di denunciare e di multare, di starci addosso, sperando sempre di coglierci in fallo per poi castigarci; tra l’altro sospetto che la carcassa di cervo l’abbiano lasciata proprio loro, per fare da esca a quelli che hanno il coraggio di definire ‘bracconieri’ mentre si tratta solo di persone disperate e abbandonate dalle istituzioni…” Anche il sindaco di Valbondione Walter Semperboni si dichiara senza se e senza ma dalla parte degli allevatori, dei malghesi e degli agricoltori perché si tratta di persone che vogliono vivere in montagna e che sicuramente la curano e la migliorano senza mai essere apprezzati per il lavoro che fanno, un lavoro oltretutto molto più scomodo e faticoso di quello di chi sta a pontificare seduto dietro una scrivania: “Come ho già detto ad altri giornalisti e scritto sui social, secondo me gli allevatori hanno fatto bene, non si capisce perché i lupi debbano essere protetti quando stanno creando tanti grossi problemi agli allevatori. C’è chi protesta per gli agnelli che mangiamo a Pasqua e non dice niente quando gli agnelli vengono mangiati dai lupi… Io conosco i denunciati, sono brave persone che lavorano tanto e finiranno davanti al giudice solo perché hanno preservato i loro animali. So di addentrami in un terreno minato ma da semplice cittadino, e tanto più da amministratore, non voglio stare silente su questa problematica. Quanto all’ultima trovata giornalistica, ”Bracconieri a Gandellino”, come ha scritto un quotidiano locale, credo fosse meglio esordire con un titolo più appropriato, tipo ‘Allevatori esasperati’. Quante assemblee sono state organizzate in passato dagli amministratori con presenza di allevatori e organi deputati al controllo? Io ho assistito a queste assemblee, ed ho sentito le richieste degli allevatori affinché si risolvesse o si mitigasse la presenza del lupo: ebbene, nessuno ad oggi ha dato risposte concrete, e allora qualcuno ha messo in atto il detto latino ‘Extremis malis, extrema remedia’. E’ giusto? E’ sbagliato? L’esasperazione porta a fare anche cose sbagliate, se chi era deputato a fare il giusto non l’ha fatto… Mi dicono che i lupi, antagonisti degli ungulati, si introducono in questi territori per ridurre la massiccia presenza di caprioli, cervi, cinghiali, stambecchi. Allora mi chiedo perché si ripopoli il territorio con questi ungulati se poi questi costituiscono un richiamo per il lupo, che da duecento anni non esisteva sul nostro territorio. La presenza di tutti questi animali è vista come benefica in quanto sintomo di biodiversità, ma io rimango comunque dell’idea che le ultime sentinelle del territorio, e per giunta garanti della biodiversità, siano i malghesi, i pastori e, udite udite, anche i cacciatori, se rispettano le regole. E credo veramente che chi vive la montagna abbia diritto di sapere cosa si introduca in questi territori perché vediamo come le istituzioni preposte siano capaci di crearci sempre nuovi problemi mentre ci tolgono sempre di più i vari servizi, le poste, il dottore, le scuole, l’asilo ecc…Perché siamo in pochi, dicono, tendendo a far sì che la gente si allontani dalla montagna. E se noi montanari ci allontaneremo dalla montagna, poi vedremo se sarà il lupo o il cervo a sistemare sentieri, prati e quant’altro, oppure se saliranno quassù i bravi dirigenti statali, regionali e provinciali a sistemare le cose e a risolvere i problemi che essi stessi hanno causato con la loro dubbia competenza, dal momento che non conoscono la vita reale della gente dei nostri paesi”. Molti anche i commenti di approvazione sui social, più o meno dello stesso tenore: “Finalmente un amministratore che non ha paura a dire ciò che pensa tanta brava gente – scrive un utente di fb-. Perché di brava gente ce n’è ancora, mentre alcuni pennivendoli di un noto quotidiano bergamasco hanno bugiardamente parlato di ’bracconieri’”. La Polizia Provinciale, dal canto suo, ricorda che: “Ogni branco, costituito da pochi esemplari (mediamente 5 o 6 lupi) occupa stabilmente un areale vastissimo di centinaia di chilometri quadrati e impedisce l’accesso ad altri esemplari e ad altri branchi: ciò significa che il territorio della provincia di Bergamo è destinato a ospitare un numero comunque limitato di esemplari e non vi sarà un aumento esponenziale incontrollato della specie, perché la capacità trofica del territorio stesso e le dinamiche di popolazione e di autoregolazione della specie lo impediranno e che il ritorno del lupo sulle Alpi Centrali e quindi nelle nostre Orobie è un fatto assolutamente naturale ed era ampiamente prevedibile – in virtù di un processo di ricolonizzazione che ha interessato l’intero territorio nazionale determinato dalla maggiore disponibilità alimentare – in particolare di ungulati selvatici e tra questi in primis il cervo – nonché dalla tutela legale che annovera lupo e orso tra le specie protette da decenni. Per questo è necessario un processo di co-evoluzione nel rapporto uomo/ grandi carnivori, certamente a livello istituzionale va garantita la massima assistenza al comparto agricolo e zootecnico: per questo la Polizia provinciale fornisce assistenza in ogni momento a tutti coloro che subiscono danni derivanti dalla presenza dei grandi carnivori fornendo tutte le indicazioni utili per ottenere i risarcimenti previsti da Regione Lombardia e collaborando per l’attuazione di misure di prevenzione laddove possibile. È però indispensabile anche uno sforzo da parte del territorio e di chi lo abita attraverso pratiche zootecniche e di allevamento del bestiame più attente, che non erano necessarie fino a pochi anni fa ma che lo sono inevitabilmente oggi e lo saranno in futuro”. L’impressione, comunque, è che su questa vicenda le polemiche siano destinate a continuare. Le terremo d’occhio e ve ne riferiremo.