(Dal numero del 4 ottobre) “Sono passati dieci anni, me lo ricordo bene quel periodo, ma mi hanno insegnato che dopo il temporale torna il sereno ed è stato davvero così”, Daniela Ghilardi, 57 anni, sorride dall’altra parte del telefono. La battaglia contro il cancro è un ricordo lontano di dieci anni, ma è una parentesi di vita impossibile da cancellare. Daniela vive a Endine insieme al marito Giovanni e al figlio Matteo “che aveva 20 anni, un’età un po’ particolare”. Riavvolgiamo il nastro: “Avevo 46 anni, mi sono accorta perché mi era rientrato un capezzolo, e non sono una che vado spesso dal medico. Ho provato a fare qualche doccia fredda, ma non è successo niente e quindi sono andata a fare un’ecografia in privato e la vigilia di Pasqua del 2014 mi hanno dato la diagnosi”. Come l’hai presa? “È stata una bella botta, ma mi sono girata indietro le maniche, non avevo di certo intenzione di lasciare mio figlio e mio marito. Sono andata immediatamente in Senologia dal dottor Fenaroli, era aprile. È stato molto gentile, mi ha spiegato cosa stava succedendo e ho fatto la biopsia per capire che tipo di tumore fosse. La prima domanda è stata: ‘Ma quando mi opera?’, ma mi ha detto che non potevano fare subito l’intervento perché il tumore era troppo grande, 6 centimetri per 6, e quindi prima avrei dovuto fare le chemio per cercare di fermarlo e magari ridurlo”. Come è andata? “Erano quelle toste, ma le ho sopportate abbastanza bene, perché sono sempre stata una piuttosto forte… certo, ho vomitato, ho perso i capelli, le unghie, ho perso sangue dal naso e dalla bocca. E poi ti cambia la vita, perché sei più stanca e non hai voglia di farti vedere da nessuno. Ma mi sono sempre detta che dovevo farcela”. Il momento più difficile? “La mattina dell’intervento, che ho fatto a dicembre di quell’anno.
Sono entrata in sala operatoria con il sorriso, ma non so spiegarti cosa ci fosse dentro di me. È durato sette ore, mi hanno fatto la mastectomia totale con la dissezione ascellare, perché erano già intaccati alcuni linfonodi. In quell’intervento mi hanno messo l’espansore e due anni dopo, nel 2016, ne ho fatto un altro per toglierlo e mettere la protesi. Non era certamente un bel tumore, ma ce l’ho messa tutta e ce l’ho fatta. Dopo l’intervento ho fatto altre 14 chemio per precauzione”. Hai avuto paura di morire? “Non posso dire di no, diciamo che dipendeva dai giorni, anche perché mi avevano dato subito l’80% delle probabilità di farcela, ma ci sono i giorni ‘no’ in cui ti chiedi ‘e se fossi in quel 20%?’. All’inizio è stato difficile, cercavo di non farmi vedere star male soprattutto agli occhi di mio figlio, ma poi quando andavo nel letto piangevo”. E la tua famiglia? “Mio marito e mio figlio sono sempre stati i miei pilastri e la forza di reagire l’ho trovata proprio in loro, quando li guardavo dicevo me stessa che non avrei voluto lasciarli. E poi ho trovato la forza in mia mamma che è in cielo da quando avevo 22 anni”. La fede? “Sono credente, non vado spesso in chiesa ma andavo tutti i giorni al cimitero. Le preghiere, le cure e un po’ di fortuna e sono ancora qui”. E la perdita dei capelli… “Li avevo lunghi, mia sorella continuava a dirmi di tagliarli prima di fare le chemio, ma cosa sarebbe cambiato? Lunghi o corti, li avrei persi comunque. Una notte ha iniziato a pizzicarmi la testa, mi sono alzata e sono andata in bagno, davanti allo specchio ho iniziato a spazzolarli e scendevano a ciocche… e io piangevo. Ho tagliato quello che rimaneva e poi avevo già preparato una parrucca, non era bellissima, ma non volevo farmi vedere così”. È stato un periodo complicato per tutta la famiglia… “Mio marito era con me quando ho ricevuto la diagnosi ed è sempre stato al mio fianco. Mio figlio non voleva più andare a scuola, anzi aveva paura che gli mentissi e quindi quando sono andata a fare la prima visita non ne ha voluto sapere di stare a casa. È entrato con me e tornando a casa mi ha confidato che aveva il cuore in gola. Loro sono stati davvero il mio pilastro, so che stavano soffrendo, ma non me l’hanno mai fatto pesare”. Come è cambiata la tua vita? “Fisicamente sono cambiata tantissimo e potrei dire che non sono più io, però sai cosa? Prima ero molto più precisa, mentre adesso se qualcosa posso farlo il giorno dopo, non me ne preoccupo. Quello che mi lascia ancora un bel po’ di ansia sono i controlli annuali, anche dopo dieci anni non mi sono abituata, quei giorni di attesa sono abbastanza pesanti, ma credo sia normale. E poi quando sento altre persone parlare di tumore… qualcosa si risveglia dentro di me e la mente torna a quel giorno in cui mi hanno dato la diagnosi”. Ora Daniela sta bene: “È un’esperienza che non auguro a nessuno, ma voglio anche dire che si può vincere ed è importante guardare la luce anche durante il calvario. Dopo un brutto temporale anche per me è tornato a splendere il sole”.