INCHIESTA – Mario, Marinella e Renè, la solitudine non è uno stato, è un continente, 400.000 anziani lombardi non autosufficienti

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Dopo la storia di Mario, Marinella e Renè che trovate riassunta qui sotto, abbiamo deciso di fare un giro tra gli anziani della nostra zona per raccontare, capire, respirare quello che vivono e come lo vivono. Anziani che sono sempre di più e che sono sempre più soli, Italia sempre più un paese di vecchi e sempre meno un paese per vecchi. 

Mario e quella fuga dall’ospizio con le lenzuola annodate: morto sull’asfalto

Mario Finotti, scritto così, nome e cognome, perché il suo nome deve rimanere. Mario Finotti, 91 anni, all’ospizio non ci voleva andare, e quindi non ci voleva nemmeno restare, quando ha capito che lì invece doveva rimanerci, ha preso le lenzuola, le ha annodate e si è calato dalla finestra di quella camera che per lui era una prigione, le lenzuola si sono rotte e Mario è morto, schiantato sull’asfalto. E’ successo qualche settimana fa in una casa di riposo vicino a Rovigo. Mario ha deciso di andarsene da uomo libero, come dovrebbe essere ogni persona su questa terra, perché la libertà non ha certo età. E puoi avere la camera più bella del mondo ma se è chiusa in un perimetro assomiglia solo a una prigione. Mario ne era così convinto che se ne è andato così. Mario lo sapeva che un bambino ha tutta una vita davanti, un anziano l’eternità. 

Marinella, due anni seduta su una sedia, è stato…un albero ad accorgersi di lei

Marinella Beretta, che di Marinella ‘questa è una storia vera’, magari fosse solo una canzone di Fabrizio De Andrè, lei non è ‘scivolata nel fiume a primavera’, ma è rimasta lì nel suo tinello per due anni, morta, senza che nessuno se ne accorgesse. Una villetta alle porte di Como, 70 anni, sola, già, ma quanto sola? C’è un misuratore di solitudine? Se ci fosse qui esplode, esplode tutto. Marinella, seduta su quella sedia, ci è rimasta due anni, l’hanno trovata solo perché gli alberi del giardino rischiavano di cadere, e così i vicini di casa avevano chiamato i Vigili del Fuoco. Ritrovata per un albero. Solo per quello. Non perché mancava a qualcuno, non perché un amico voleva sentire la sua voce. Non perché un parente voleva augurarle buon Natale o buon compleanno. Macchè, ritrovata per un albero. Solo per un albero. Marinella aveva ceduto la nuda proprietà di quella villetta e si era tenuta l’usufrutto. Quell’usufrutto se lo era goduto sino a un giorno, non si sa quale, dell’autunno del 2019, quando si è seduta sulla sedia in tinello e non si è più alzata. Per due anni. Poi l’albero pericolante. Solo quello. Quasi che commosso ha alzato la voce, che la sua voce è il vento, e ha avvisato il mondo, che Marinella era lì, seduta ad aspettare che qualcuno la portasse finalmente in Paradiso. Dove non si è mai soli.

René, il fotografo del flamenco, morto di indifferenza e freddo su un marciapiede a Parigi, 9 ore per terra

René Robert. Fotografo. Di quelli che con i suoi scatti ci fermava dentro la vita, ma anche la morte, la gioia, la sofferenza, l’incanto. Renè Robert, svizzero, caduto in una strada di Parigi, rimasto a terra nove ore, morto di ipotermia, immobilizzato dal freddo. Nessuno si è fermato. L’unico a chiamare i soccorsi, ma ormai era troppo tardi, è stato un clochard, un senzatetto. Renè, 85 anni, ha avuto un capogiro ed è caduto, lui che di capogiri, o meglio di giri di danza era espertissimo, era probabilmente il più noto fotografo di star del flamenco. Non è riuscito a rialzarsi, vertigini troppo forti, hanno appurato dopo i medici, è rimasto lì per terra per 9 ore ed è stato ucciso dal freddo. Non era una strada secondaria, anzi, tanti pedoni sono transitati in quelle nove ore, lo hanno visto disteso sul marciapiede ed evitato ‘pensavamo fosse un clochard’, già, ma anche se fosse stato un clochard, Renè era lì che tremava dal freddo e arrancava. La zona è quella in Rue de Turbigo, tra Place de la Republique e Les Halles, zona centralissima della capitale francese, gente che va di fretta con il telefonino all’orecchio, gente che chiacchiera, che fa jogging, mentre Renè arrancava su un marciapiede e moriva di freddo. Anzi no. Moriva di indifferenza.

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