È morto lunedì 13 gennaio il grande artista della fotografia Oliviero Toscani.
Lo avevamo intervistato per Araberara nel 2008. Riproponiamo quell’intervista.
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“La creatività è un surplus d’intelligenza, è la possibilità che sta tra il cervello e il cuore”, stava scritto così da qualche parte nel sito di Oliviero Toscani, lui, che quella possibilità tra cervello e cuore l’ha fatta diventare la sua vita.
Oliviero Toscani che, con quella possibilità, c’è nato e c’è cresciuto, figlio d’arte, papà Fedele era fotoreporter, il primo in Italia a quei tempi, che fotografava la realtà, quella che lui sapeva vedere e voleva raccontare: “Per me è stato un maestro e un pioniere – racconta Toscani – un artigiano dell’arte, come lo erano quelli che da soli decidevano come e cosa fare”.
L’infanzia a Clusone
Ma pochissimi sanno che Oliviero Toscani la creatività se l’è vista nascere a ridosso di un muro a… Clusone, l’arte che bussa dentro forte: “Mi ricordo la prima immagine forte che mi rimase impressa dentro, ero a Clusone, andavo a messa al mattino e mi ritrovo davanti la Danza Macabra”.
Perché lui a Clusone era cresciuto: “I primi sei anni della mia vita li ho passati a Clusone, eravamo sfollati, metà anni ’40, io e la mia famiglia finimmo proprio nel cuore della Valle Seriana, Clusone, la casa c’è ancora, una casa grigia in cima a Clusone, ci sono stato un anno fa e l’ho trovata uguale a come l’avevo lasciata. Facevamo una vita da contadini, carro, stalla e poco altro”.
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